Ma secondo te stavolta si fa? La domanda comincia a girare nella Roma giallorossa (e non solo) all’ora di pranzo. Pochi minuti dopo i telegrammi pronunciati dal sindaco Roberto Gualtieri e dal Ceo della Roma, Pietro Berardi. Che a mezzogiorno sale i gradini del campidoglio con un faldone arancione che contiene il dossier Pietralata, lo studio di fattibilità sul progetto del nuovo stadio consegnato ieri all’amministrazione comunale. Non si tratta di un traguardo, per carità, ma di una buon avvio sì. Fino al punto che pure una città disincantata e ormai scettica dopo tante false partenze, si chiede se possa essere la volta buona. Scrive La Gazzetta dello Sport.
La Gazzetta dello Sport
Friedkin, idea 2027: più capiente e verde la nuova casa giallorossa
Le parole del Sindaco, accompagnato dall’assessore allo sport Alessandro Onorato, sono poche ma fiduciose, e spiegano di «un investimento di grandissimo interesse per la città» e della volontà di aprire «immediatamente», fate caso all’avverbio che dimostra una volontà di non perdere tempo, la conferenza dei servizi, il bivio cruciale del percorso, il momento in cui si dovrà dichiarare il Pubblico Interesse del progetto ed infilarsi nella corsia dei tempi abbreviati prevista dalla legge sugli stadi. Berardi, poco prima, aveva parlato di «un’idea di stadio che non sarà soltanto per i tifosi della Roma ma per tutta la città e che non sarà aperto solo per le due-tre ore della partita, ma avrà una vita durante tutto l’anno». Per il resto ringraziamenti reciproci e un desiderio di sfuggire alla sindrome da proclama facile, di cui si è riempita la puntata precedente con la disastrosa parabola del progetto Tor di Valle. Insomma, la parola d’ordine è: sobrietà. Intanto, proprio a margine del congresso mondiale dei giornalisti sportivi in svolgimento a Roma, anche il presidente federale Gabriele Gravina parla di «un’ottima notizia» per il calcio italiano.
Ma che cosa c’è dentro la cartella magica arancione consegnata da Berardi? C’è un voluminoso dossier tecnico, la «fattibilità» appunto, ma non il disegno dello stadio vero e proprio. Ancora avvolto dal mistero o comunque da una totale riservatezza (in realtà un primissimo disegno ci sarebbe ma l’avrebbero visto praticamente solo i Friedkin, i loro strettissimi collaboratori e Gualtieri). Per ora siamo alla carta di identità dello stadio che verrà. Che ruota intorno a tre cifre. La prima, la capienza: i recenti pienoni l’hanno portata fino a un massimo di 65.000 spettatori, l’attuale soglia di presenze dell’Olimpico. Con una forbice 60-65mila spettatori e un aumento di 5mila unità rispetto all’idea originaria. Secondo: 2027. È l’anno del centenario della Roma, potrebbe essere quello del debutto del nuovo stadio. Anche questa cifra è solo sussurrata, fedele al precetto di andarci piano con gli annunci, ma non è un mistero che quello sia l’orizzonte temporale su cui lavorare. 2027 nel senso di stagione 2027-2028. In linea teorica, potrebbe essere un asset in più per l’Europeo che l’Italia spera di organizzare per il 2032. Ma l’assegnazione avverrà a settembre 2023, e quindi anche su questo, c’è una ragionevole prudenza. Infine 3000. 3000 come gli alberi del parco che dovrebbe circondare l’impianto. Un format «verde» che si porta dietro anche la scelta di pannelli solari, parcheggi di ricariche per auto elettriche, car sharing e sistema di riciclo della plastica. E sì, perché lo stadio non dovrà mangiarsi un pezzo di città, ma farne parte a pieno titolo. Proponendosi il raggiungimento di un obiettivo in qualche modo rivoluzionario: far arrivare metà della gente con i mezzi pubblici, soprattutto grazie alle quattro stazioni della metropolitana limitrofe.
Lo stadio della Roma sarà di proprietà dei Friedkin, che in una seconda fase decideranno se far pagare l’affitto alla squadra per giocare. Per ora non si parla di soci da coinvolgere per affrontare un investimento che dovrebbe attestarsi intorno ai 450 milioni di euro. Nel parco attiguo che nascerà ci sarà un playground, un’offerta impiantistica di base - padel, basket o calcio a 5 che sia - che però sarà riempita solo sulla base delle indicazioni del Comune e del Municipio. Con la stessa impostazione, in termini di viabilità e di acustica, è stata prevista una soluzione che non impatta sulla vita dell’ospedale «Pertini», una vicinanza che l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato giudica «una sicurezza e non un disagio». Insomma, no allo «stadio problema», sì allo «stadio risorsa». Una scommessa ambiziosa.
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