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Frattesi: “De Rossi il mio idolo. Da romanista sarei voluto restare”

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L'ex giallorosso: "La delusione per la partenza da Trigoria l'ho metabolizzata e adesso sono felicissimo di essere al Sassuolo"

Redazione

Il primo pensiero è volato lassù: "Nonno Carmine era il mio super tifoso, quello che ci credeva di più quando io ero piccolino. Veniva a vedere tutte le partite, scriveva la pagella e me l’attaccava sulla porta di casa. Una volta segnai con la Primavera della Roma e si sentì male. Impossibile non pensare a lui". Il giorno dopo la sfida che l’ha fatto conoscere a chi ancora non si era accorto delle sue qualità, Davide Frattesi ci porta nel suo mondo, fatto di entusiasmo, umiltà, ambizione e valori profondi, scrive Gian Battista Olivero che lo ha intervistato su La Gazzetta dello SportAnche il suo soprannome, Principino, nasce dentro le mura di casa vero? "Sì, è stata nonna Stefania a chiamarmi così perché dice che assomiglio a Marchisio. Magari... Al momento ho realizzato circa un milionesimo di quanto ha fatto lui. Claudio è un esempio, una delle persone del mondo del calcio che più mi è rimasta dentro. Lo conobbi anni fa, quando ero alla Roma. Spalletti mi portò in panchina contro la Juve (14-5-2017, ndr), chiesi la maglietta a Marchisio e lui volle la mia. “E che te ne fai?” gli dissi. Ieri mi ha scritto un messaggio per farmi i complimenti: bello". Allo Stadium ha mostrato la specialità della casa: inserimento e gol. "È una qualità che ho sempre avuto e che cerco di sviluppare. Da piccolo facevo l’attaccante e la voglia di gol mi è rimasta dentro. Allo Stadium gran parte del merito va a Defrel che mi ha dato una palla perfetta. Infatti gli ho detto che gli regalo quello che vuole. Nei limiti eh, perché il budget è contenuto...". Chi è il più bravo in Europa nell’inserimento? "Mi mette in difficoltà perché io non guardo le partite. Se lo faccio, mi viene voglia di andare a correre dietro al pallone in giardino e allora evito. Però posso dirle che la mezzala più forte è De Bruyne, anche se è quasi riduttivo definirlo così; che Marchisio era un modello; che Strootman prima dell’infortunio mi faceva impazzire perché aveva forza, corsa e qualità; che De Rossi era il mio idolo e infatti indosso il 16 in suo onore". Ci rimase male quando la Roma la cedette al Sassuolo? "Sì, da romanista sarei voluto restare. Ma tutto si metabolizza e adesso sono felicissimo di essere al Sassuolo".