Il suo sbarco a Roma è arrivato dopo il terremoto prodotto dall’addio di Francesco Totti in giallorosso e condizioni peggiori per iniziare una nuova avventura probabilmente non ne esistevano. Paulo Fonseca, invece, non ci ha pensato un attimo, si è tuffato immediatamente nel lavoro e ha iniziato a costruire la sua Roma, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Con poche parole e tantissimo campo. Oltre 40 giorni dopo a Trigoria (e non solo) sono tutti con lui, il che vuol dire che quanto fatto finora è stato giusto, corretto.
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Tra i meriti di Fonseca c’è quello di aver lavorato anche personalmente sui nuovi acquisti, chiamandoli quasi tutti (è successo con i vari Pau Lopez, Diawara, Mancini e Spinazzola) per spiegargli il suo calcio e quanto lui credesse in loro. È l’aspetto psicologico del suo lavoro, che poi ha trovato terreno fertile anche nell’andare a convincere Dzeko nel restare in giallorosso e concedere una chance a Pastore. "Giochiamo in modo diverso al passato, costruendo il gioco da dietro – ha detto ieri Under – Fonseca ama molto un gioco basato sui passaggi, vuole che noi esterni d’attacco si giochi più dentro il campo. Questo è il grande cambiamento, ci dobbiamo accentrare per aiutarci a vicenda".
Fonseca ha voluto un programma di avvicinamento al campionato che andasse dal morbido al duro, dalle squadra di basso livello a quelle di alto profilo. Questo perché sapeva bene che l’ambiente giallorosso era sostanzialmente depresso per l’andamento dell’ultima stagione e per l’addio all’altra grande bandiera romanista, Daniele De Rossi. È ovvio, però, che la prova del nove arriverà domenica, quando la Roma inizierà il suo viaggio ufficiale. Lì servono i tre punti, anche per continuare a lavorare in un certo modo, serenamente.
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