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rassegna stampa

Fisico, piedi buoni e grinta: Kumbulla ha proprio tutto per essere un top player

Solo casa, famiglia e pallone. È il secondo albanese della Roma. Sogna di imitare Krieziu: il predecessore vinse lo scudetto nel ’42

Redazione

È arrivato a Roma con il fratello e il papà, quasi frastornato dalle ultime ore. Non pensava, Marash Kumbulla, che in poco tempo si concretizzasse il trasferimento alla Roma, dopo che la scorsa settimana il presidente del Verona Setti e il Ceo Fienga ne avevano parlato (anche) a margine del premio Calabrese. Credeva, pur sapendo di piacere a mezza serie A, di restare un altro anno a Verona, scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport, la città dove è cresciuto ed è diventato grande. Ammesso che possa essere considerato grande un ragazzo di appena vent’anni. Greta, la fidanzata che gli è accanto da un paio d’anni, lo seguirà a Roma.

Ragazzo riservato, così come la famiglia, pensa solo al calcio e al lavoro, tanto che l’estate del 2019, l’ha trascorsa ad allenarsi per mettere a posto alcuni guai fisici derivati da una crescita improvvisa, senza neppure un giorno di vacanza. Il lavoro, evidentemente, ha pagato, visto che nell’ultima stagione è stato uno dei migliori difensori del campionato.

Nato a Peschiera del Garda, è molto legato alle sue origini albanesi, tanto da aver scelto di giocare per la nazionale di Tirana.

Kumbulla ama dedicare tanto tempo alla famiglia: ha preso la patente da poco, anche se ama farsi ancora accompagnare da papà Nikolin (per tutti solo Lin), così come ama trascorrere ore nel ristorante di famiglia, con mamma Mimoza che cucina spesso la pasta preferita del figlio.

Semplice, al pomodoro, come semplice è questo nucleo albanese che ha cresciuto il ragazzo senza grilli per la testa e oggi si ritrova un potenziale top player europeo. Gli altri due figli, Giuliano e Silvia, più piccoli, vivono ancora a casa, anche se si organizzeranno per seguire il fratello maggiore alla prima esperienza lontano dal Veneto.

A Verona giocava con il 24, che a Trigoria potrebbe prendere perché Florenzi non c’è più, di certo dovrà subito prendere confidenza con Mancini e Ibanez, in attesa, chissà, di Smalling. Abituato, grazie al lavoro con Juric, a giocare ad alta intensità, aggressivo nel gioco e nella lettura delle situazioni, amante dell’anticipo, nell’ultimo anno è sceso in campo in 25 occasioni (segnando anche un gol), saltando due partite per squalifica e nove per un infortunio al bicipite femorale.

Piede destro, indovina l’85% dei passaggi a partita e, da ragazzino, aveva una simpatia per il Milan. Ora, però, il tifoso ha lasciato spazio al professionista. La Roma ci ha puntato più di tutti e lo ha trattato da top player. Economicamente e non. Con la speranza, chissà, di poter ripetere le gesta dell’unico albanese che, fino a ieri, ha indossato la maglia giallorossa: Naim Krieziu, 135 partite, 33 reti e, soprattutto, campione d’Italia nel 1942.