rassegna stampa

Evasione e riciclaggio:sentita la madre di Mauri

(Gazzetta dello Sport – F. Ceniti) – Se pensavate che con le scommesse il calcio italiano avesse toccato il fondo, beh forse il peggio deve ancora arrivare.

Redazione

(Gazzetta dello Sport - F. Ceniti) - Se pensavate che con le scommesse il calcio italiano avesse toccato il fondo, beh forse il peggio deve ancora arrivare. E se non è il peggio, di sicuro quello che sta emergendo dall'inchiesta svizzera che coinvolge Stefano Mauri(indagato per riciclaggio) potrebbe far male almeno allo stesso modo delle combine. Se tre indizi fanno una prova, siamo già a quota due: le vicende giudiziarie che coinvolgono i laziali Mauri e Zauri (anche lui indagato per riciclaggio dal pm Nocerino a Milano: di mezzo c'è sempre un conto in Svizzera con soldi sospetti) non hanno solo un'assonanza di lettere ma potrebbero rivelarsi la cartina tornasole di un sistema ben radicato nei club e tra procuratori e giocatori. Un sistema fatto di fatturazioni false, pagamenti in nero e soldi in libera uscita da tasse e altro. Soldi che poi ricompaiono spesso proprio in Svizzera. Insomma, riciclaggio oppure evasione fiscale.

Somiglianze. A condurre gli interrogatori oltre al gip Salvini e al pm di Martino, ieri c'era anche un magistrato elvetico: Elena Catenazzi.

Niente incontro con Mauri, rimasto a Londra perché aveva in programma una seduta di fisioterapia con uno specialista. Chi ha risposto alla convocazione è stata la mamma del giocatore (persona informata sui fatti) che ha visto gli inquirenti in una caserma della Finanza. La signora ha presentato una serie di documenti: saranno esaminati in Svizzera. Il conto è intestato ai genitori (il papà di Mauri reduce da un piccolo intervento non si è mosso da Monza), ma i movimenti sospetti, in primis un versamento da 350 mila euro, sono contestati al calciatore ritenuto il vero titolare del deposito. Ecco perché entro un mese Mauri sarà interrogato in Svizzera: in quella occasione il pm metterà sul tavolo tutte le contestazioni.

Adesso il pm di Berna ha «notato» una certa somiglianza con la vicenda che vede indagato Zauri (presunto versamento in nero da 1 milione di euro) tanto che sarebbe intenzionato a visionare le carte dell'inchiesta. Insomma, nello stesso giorno in cui procuratori e dirigenti hanno patteggiato presso la giustizia sportiva mesi e mesi di squalifica, ecco che due inchieste parallele imboccano una pista che potrebbe mettere a soqquadro il calcio italiano: gli ingaggi in nero ai giocatori. Un doping finanziario dalle proporzioni gigantesche.

Paoloni e gli altri. Sempre ieri tramite rogatoria è stato sentito anche Marco Paoloni. «Ero malato delle scommesse: mi sono curato e sto meglio» ha detto l'ex portiere, radiato dalla giustizia sportiva. Apparso ingrassato, è arrivato in Procura vestito in modo stravagante (camicia e pinocchietto di jeans, occhiali e cappello luccicante) e in compagnia degli avvocati Curatti e Di Paolo. Paoloni è stato sentito come persona informata sui fatti a causa di una intervista rilasciata alla tv svizzera nella quale aveva dichiarato: «Circa il 70% dei calciatori italiani scommette...». Oggi gli inquirenti vedranno Gritti, Gervasoni, Carobbio e forse Bressan.