Novecentoventidue giorni e molte peripezie dopo Nicolò Zaniolo segna un gol, si sfila di dosso la maglia, offre il profilo al vento e urla tutta la sua rabbiosa felicità a quello stesso popolo che lo idolatrava e oggi invece lo fischia e lo insulta, accusandolo di ingratitudine. Salto indietro: 25 maggio 2022, nella finale di Tirana contro gli olandesi del Feyenoord, Zaniolo realizza il gol che vale 1-0 e che consegna alla Roma di Josè Mourinho la Conference League. La notte è dolce, lui è l'eroe del momento. Ha 22 anni, 1,3 milioni di follower, un'alta considerazione di se. I tifosi della Roma - racconta Furio Zara su 'La Gazzetta dello Sport' - lo caricano di una responsabilità pesante: il futuro. E Nicolò, quella responsabilità, se la prende e la esibisce con dichiarazioni pubbliche che prefigurano orizzonti condivisi. Pur giovane, ha già vissuto molte vite. Ricordate? Nell’intreccio del suo percorso convivono all’epoca la scintilla del predestinato — il ct Mancini lo ha convocato in Nazionale prima ancora del debutto in A e lo ha fatto esordire in azzurro a 19 anni e 8 mesi — una fragilità muscolare che ha penalizzato il suo percorso e — soprattutto — una ostinata attitudine a far parlare di sé per vicende extra calcistiche.
La Gazzetta dello Sport
È sempre Zaniolo. Esultanza e insulti: storia del ragazzo che cerca se stesso
Salto in avanti: 2 dicembre 2024, l’altra sera. All'Olimpico di Roma Zaniolo segna il definitivo 0-2. Quindi festeggia da par suo. Legittimo, per lui. Irrispettoso, per i suoi ex tifosi. Al tribunale dove comanda il cuore, hanno tutti ragione. È stato amato e coccolato, ora è rinnegato come un traditore. Da Tirana a Roma il tempo di Zaniolo si è consumato in due anni e mezzo di tormenti dentro e fuori dal campo, tra infortuni e recuperi, cadute e ripartenze, trasferimenti spesi in Turchia e in Inghilterra. Tutti tentativi falliti e segnati dalla marginalità, come se il Ragazzo Interrotto del nostro calcio non fosse riuscito più a trovare un equilibrio esistenziale, prima ancora che professionale. E così a venticinque anni — l'età in cui un calciatore ha già un suo contorno preciso — Zaniolo si è così trovato a fare i conti con il peggior destino possibile: l’incompiutezza. La scorsa estate ha trovato sulla sua strada l’unico allenatore italiano — Gian Piero Gasperini — che come Geppetto sa dare vita ai pinocchi togliendo dal pezzo di legno il superfluo. Come chiunque, anche lui sarà fabbro della propria eventuale sconfitta o artefice del proprio fortunato destino. La storia del calcio è piena di campioni per mancanza di prove. Finire o meno in quella lista, ora, dipende solo da lui. Alla ricerca del tempo perduto, Nicolò sta cercando se stesso. La sensazione però è che — a Bergamo, con Gasperini, in quell’ambiente — sia capitato al posto giusto nel momento giusto. Lo attende alla prova dei fatti, e con interessata curiosità, anche il commissario tecnico della nostra nazionale, Luciano Spalletti. Il rispetto del proprio talento sarà — nel caso — il piedistallo di questa ripartenza.
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