Alla fine il Boss ha cantato. Lo show è andato avanti. Bruce Springsteen ha tenuto regolarmente il suo concerto al Parco urbano Giorgio Bassani di Ferrara, davanti a 50.000 apostoli accorsi da tutti Italia, nonostante l’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia Romagna e le Marche, scrive Luigi Garlando su La Gazzetta dello Sport. Giusto cantare e ballare, mentre a pochi chilometri le famiglie piangono i loro morti e la gente spala nel fango? "Come suonare a New Orleans dopo il passaggio dell’Uragano Katrina", si è letto nello tsunami di post critici che hanno travolto i social. Il Gran Premio di Imola è stato annullato "per non gravare sull’emergenza". Non sarebbe stato meglio dirottare il personale del servizio d’ordine del concerto di Ferrara nei luoghi più critici? La Formula 1 si è fermata, il Boss ha tirato dritto. Il brano che ha aperto il concerto, «No surrender», è sembrata la risposta di Springsteen alle polemiche: «Nessuna ritirata, amico, nessuna resa». Il verso non è mai suonato così poco eroico. Nessuna ritirata, nessuna resa e nessuna parola di solidarietà dal palco per la popolazione colpita dall’alluvione. Un silenzio difficile da conciliare con l’immagine del working class hero che da mezzo secolo dà voce a chi non ce l’ha; il menestrello venuto dal basso che canta quelli che provano a farcela; l’artista sempre presente nel dibattito sociale e politico, contro la guerra in Vietnam, l’Aids, la povertà, l’apartheid… Uno sfregio sul poster. Nella stessa notte, a mille chilometri di distanza, a Leverkusen, Josè Mourinho piangeva, ma di commozione, per la prestazione della sua Roma che, per quanto trasfigurata dalle assenze, incerottata e stanca, ha saputo raggiungere la finale di Europa League, grazie a una prova di enorme spessore etico. Nessuna ritirata, nessuna resa. Anche senza pallone, lasciato ai tedeschi, anche senza tirare in porta, i giovani di Mou hanno combattuto, sofferto, hanno spalato nel fango e raggiunto la finale di Budapest. Non grazie ai colletti bianchi, ma alla working class. A fine partita, al culmine della gioia, lo Speciale ha provato pudore, quasi imbarazzo per la propria felicità e ha detto parole preziose: "È un momento di grande festa per Roma, ma non possiamo dimenticare la tristezza e le difficoltà dell’Emilia. Nella sofferenza bisogna essere uniti. Magari loro possono trarre coraggio da noi". Empatia, non c’è parola che Mourinho ripeta più spesso. L'empatia dello Special One va oltre e lo porta a sentire anche il dolore degli alluvionati a mille chilometri di distanza. È ciò che è mancato a Bruce Springsteen: l’empatia con la terra e la gente che l’ha ospitato. Per la prima volta, forse, ha suonato in una bolla di vetro, indifferente al mondo fuori e alle sue sofferenze. Il vero Boss giovedì stava a Leverkusen.
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È Mourinho il vero Boss
Dal tecnico giallorosso la solidarietà che è mancata a Springsteen
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