rassegna stampa

Dzeko-Cristiano, la strada del gol. Diawara-Pjanic, la forza delle idee

LaPresse

Dai superbomber rivali alla battaglia in mezzo, quanti duelli all’Olimpico Per i bianconeri l’occasione di superare l’Inter ed essere campione d’inverno

Redazione

Roma-Juve è un incrocio di legami, braccia che si stringono amichevolmente e si spingono maliziosamente, mani che si alzano politicamente e si abbassano per esultare, scrivono Luca Bianchin e Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.

C’è di tutto. Abbracci tra compagni: Zaniolo e Bonucci come simboli dell’Italia - l’uomo nuovo e il nuovo capitano -, Dzeko e Pjanic alfa e omega della Bosnia.

Spinte: mancava un minuto al 90’ di Juve-United, a fine ‘18, quando Smalling tamponò Alex Sandro in una normale mischia in area. Da lì si sviluppò l’autogol che per molti ha cambiato l’approccio della Juve alla primavera. Altri incroci. Mani in alto - Under e Demiral sono due dei turchi contestati per il saluto militare - e anche mani in basso: Ronaldo esultò così, a pugni stretti, in United-Roma 7-1. Era il suo primo gol in Champions, alla trentesima partita, e non ha mai smesso. Per presentare Roma-Juve allora abbiamo scelto cinque duelli a distanza. Con un grande tema di fondo: l’Inter si è fermata nel sabato sera di campionato, la Juve nel posticipo può chiudere l’andata prima da sola. Partitina...

Terzini sinistri, qui si corre e Alex Sandro può essere ottimista. Al confronto con Aleksandar Kolarov, i suoi 28 anni paiono quelli di un ragazzino, visto che il serbo – con 34 primavere sulle spalle – a inizio settimana ha firmato il rinnovo e potrebbe giocare per (almeno) altre due stagioni. Ma se Kolarov è un titolare inamovibile e ha già segnato 5 reti, Alex Sandro ha vissuto una stagione sulle montagne russe: due mesi a tutto gas e poi un blackout. Sarà una serata di doppio lavoro che lo aspetta, all’orizzonte: Sarri da lui si aspetterà spinta nella zona di Ronaldo, ma anche tanta attenzione verso Zaniolo.

Duello tra play con un paradosso: Pjanic ha cominciato così presto ad incantare l’Europa, che quella con Diawara sembra una sfida tra vecchio e giovane. Eppure Miralem ha solo 29 anni, nonostante Sarri gli abbia regalato una maturità da leader, con 144 palloni toccati in 90 minuti contro il Cagliari.

La gara si accende e forse si decide anche da un'altra parte del centrocampo. Pellegrini ha l’esuberanza dei 23 anni ma testa e piedi a posto: già riferimento nello spogliatoio, ormai trequartista nell’anima. In Nazionale va ad acquisire quella posizione con il gioco, nella Roma staziona stabilmente nella zona del 10. Per Fonseca, titolare senza discutere. Ramsey ha compiti simili - a meno di sorprese, sarà ancora trequartista dietro Dybala e Ronaldo - ma nella Juve è quasi una novità.

Per trovare le facce da copertina non c'è neanche a discutere. Dzeko ha segnato solo 14 gol nel 2019, Cristiano è a 13 solo per questo campionato. Insieme, sono due modi di essere centravanti: Dzeko sta in mezzo e gioca anche per i compagni, Ronaldo parte al largo ma calcia, calcia, calcia. Più di lui, in tutta Europa, solo Timo Werner. A unirli, i ricordi. Se Ronaldo alla Roma ha segnato quel primo gol della vita in Champions. Dzeko contro la Juve ha colpito per la prima volta in Serie A. Uno a uno (ma stasera, a Ronaldo, un pareggino non basta).