Segnali. C’è una parola e un verbo, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport, che Paulo Dybala declina e coniuga spesso nel corso della sua efficace presentazione: vittoria e vincere.
La Gazzetta dello Sport
Dybala: “Ho parlato con Mou e gli ho subito detto: che cosa vinciamo?”
Per chi fa del calcio il proprio mestiere, in fondo, sembra essere carburante puro, utile a far lievitare l’entusiasmo di una piazza come quella giallorossa che di lì a poche ore – nella cornice del Colosseo Quadrato - lo avrebbe incoronato nuovo leader della Roma. Eppure l’argentino è riuscito a entrare nel cuore dei tifosi senza tagliare i ponti col proprio passato. Per intenderci, né la Juventus né l’interista Marotta vengono mai rinnegati, e questo lascia intravedere nella Joya un livello di maturità non comune.
"La chiamata dell’allenatore è stata un piacere enorme – racconta -. La prima cosa che gli ho chiesto è stata: cosa puntiamo a vincere. A me piace vincere e anche a lui, Quando abbiamo iniziato a parlare Mourinho e la società mi hanno dato dei punti di riferimento. Cercherò di portare la mia esperienza per continuare a vincere" .
Parole su Totti e Zaniolo, passato e presente giallorosso. "Con Francesco abbiamo parlato un po’, ma non c’erano ancora certezze di arrivare qui: mi ha parlato molto bene di Roma». Su Nicolò invece è criptico. «Tutti conosciamo quello che può dare. Ho avuto modo di parlare con lui, ma la scelta è sua. Tutti vogliamo avere i giocatori più forti, ma non posso intromettermi nel suo futuro. Ci deve pensare lui".
Paulo, intanto, penserà al proprio, e senza maglia numero dieci. "Per me il numero 21 è importante per la Nazionale e perché ho vinto con la Juve. Spero che sarà quello con cui vincerò qui. In futuro non si sa, ma ora sono contento col 21". Impressioni? La Roma è già innamorata.
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