Chissà se il prossimo 11 gennaio, giorno del derby, ci sarà anche lui. Da dieci mesi lavora per questo, inseguendo un sogno che poi non è altro che una semplice corsa, quella che non riesce a fare proprio da quel Roma-Sassuolo di dieci mesi fa. Un anno fa, il 22 settembre, Federico Balzaretti invece c’era eccome. Ed è uno di quei giorni che non dimenticherà mai, non fosse altro perché la Roma rimise la chiesa al «centro del villaggio» con un suo gol, quello che «cancellò» la finale di Coppa Italia. A ripensarci gli viene il cuore in gola. Per la gioia, i sentimenti, quella corsa sfrenata sotto la Sud. E chissà se potrà mai tornare a viverla una gioia così.
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Dramma Balzaretti «Non posso correre Ma lotto per tornare»
La speranza vera, quella che in fondo al suo cuore, «è tornare sudato, da protagonista in un campo di calcio». Per lui, per la famiglia e per il piccolo Gabriel, il figlio in arrivo.
MESI E MESI «Sto lottando per tornare a vivere tutto questo, ce la metto tutta, ma no so quando e se ce la farò», dice il terzino, che combatte con un problema alla sinfisi pubica. Problema che la Roma ed il giocatore, di comune accordo, hanno deciso di prendere a spallate prima con una terapia conservativa, poi con due interventi (a Boston e Monaco di Baviera). «Un problema che non mi permette di correre: appena ci provo o tento di calciare, mi si infiamma la zona e avverto fastidio. Nell’ultima operazione abbiamo deciso di tagliare dei nervi che mi provocavano dolore, ma non ha dato i risultati sperati. Devo fare ancora dei mesi di terapia, la notte dormo con uno strumento che speriamo possa attenuare il dolore».
CALVARIO INFINITO La speranza vera, quella che in fondo al suo cuore, «è tornare sudato, da protagonista in un campo di calcio». Per lui, per la famiglia e per il piccolo Gabriel, il figlio in arrivo. «In questi dieci mesi ho pensato anche di smettere, è umano. Poi ha prevalso la mia voglia di non mollare mai. Non sono nelle condizioni di Batistuta, non ho problemi a camminare o a scendere dal letto. Ma appena corro, soffro». Roba non da poco. «È una patologia complessa, ma non è stata sbagliata la diagnosi — dice Francesco Colautti, dottore della Roma — Il problema è l’usura della cartilagine all’altezza dei muscoli adduttori». Usura su cui Federico ha la forza di scherzarci su. «Ho una brutta corsa, forse dipende da quello. Ma non mi pento di niente di quanto fatto». Forse anche per questo la Roma non lo molla, per lo spessore umano che ha conquistato tutti. «Pallotta ha carta bianca, ci ho parlato. Se vorrà ridurmi lo stipendio, sa che può farlo. Ma la Roma è una famiglia: Garcia è una persona eccezionale, dirigenti e compagni anche. È anche per loro che non posso mollare, che ce la metterò tutta per guarire». E per rimettere questa volta la sua di chiesa al centro del villaggio.
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