Disquisendo dei tanti infortuni che hanno colpito la Roma, mister Di Francesco ha fatto richiamo a «una cultura del lavoro che io devo essere bravo a portare nella squadra. È un discorso ampio, quello degli infortuni. Dobbiamo riflettere e lavorare per migliorare. Gli infortuni possono capitare quando si alzano i ritmi. Ma io non conosco altra via che questa, per competere ad alti livelli. E ci sono tanti aspetti che vanno curati, la vita sana dei calciatori, l’alimentazione...l’attenzione non va messa solo quando si arriva al campo». Ed ecco tornare alla mente Spalletti, che a più riprese ha fatto riferimenti simili nella sua storia romanista. Nell’aprile 2016, ad esempio, disse: «Un giorno è composto da 24 ore, bisogna impiegarle per dormire, allenarsi e recuperare dopo l’allenamento. Alla Roma mi hanno voluto per far rispettare le regole».
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DiFra alza la voce: “Alla Roma serve cultura del lavoro”
In vista della fondamentale gara col Milan, il tecnico giallorosso chiede ai suoi più attenzione fuori dal campo
Oggi la sfida a San Siro col Milan: «È una partita che dirà tanto, fondamentale per puntare in alto – ha spiegato l’allenatore –. Vincendo resteremmo attaccati al carro dei primi posti, è quello che vogliamo. Senza presunzione, ma con la consapevolezza di poter vincere. Tutti si aspettano qualcosa in più dalla Roma, è una responsabilità che mi piace avere».
E un piacere sarà pure abbracciare Montella, seduto su una panchina che poteva essere proprio di Eusebio. Sacchi consigliò DiFra al «vecchio» Milan, Berlusconi prese altre strade e l’allora tecnico del Sassuolo non risparmiò frecciate pubbliche, ricorda Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". «Vincenzo è un fratello per me. A Empoli siamo cresciuti insieme, da ragazzini non avevamo neppure i soldi per comprare un vestito. Montella ha una grande qualità, saper comunicare con lo spogliatoio. E poi sa modificare l’assetto tattico della squadra non mutando filosofia di gioco».
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