Oggi finisce l'ultima settimana del primo anno difranceschiano. Da domani siamo già nell'Eusebio 2.0 e si ha tutta l'impressione di una grande forza, di grande solidità, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". Aver giocato sei partite europee all'Olimpico è stato un risultato insperato, un traguardo che ha rafforzato le certezze di gruppo. Ma se oggi Di Francesco è pronto a ripartire con un carico più leggero sulle spalle, è perché lungo questo percorso di 12 mesi si è messo dietro molti dei dubbi che un anno fa lo accompagnavano a Roma.
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Di Francesco Secondo: la Roma a sua immagine
In un anno ha vinto i dubbi e resistito ai momenti più duri. Stile e risultati: ora è al centro del club. E presto sarà rinnovo
Era il 13 giugno quando varcava ufficialmente le porte di Trigoria. La Roma gli fece firmare un biennale, ora l'accordo verrà allungato dopo il riposo forzato per l'intervento all'anca. Più che mai, ora Di Francesco è al centro della Roma perché ha dimostrato di saper gestire le montagne russe tipiche di questa città. Perché non è affondato quando il mare si ingrossava e sarebbe stato molto più facile cercare alibi invece che soluzioni. Mi vendono Dzeko, non ho giocatori adatti, qui c'è gente che si allena male: se avesse tirato fuori uno di questi argomenti pubblicamente, Di Francesco probabilmente avrebbe avuto il plauso della gente. Ma avrebbe perso la Roma: sicuramente il suo rapporto con la società non sarebbe stato così saldo.
Di Francesco ha remato sempre nella stessa direzione, aumentano l'intensità a seconda delle difficoltà. Ha superato tre step complicati. Il primo quando la stagione era appena iniziata e tra agosto e settembre non era ancora scattato il feeling con l'asse portante del gruppo. Fase due: l'appagamento post vittoria del girone di Champions. Periodo che poi è sfociato nell'ultimo grado di difficoltà, il più elevato, tra giocatori non convocati per uso improprio dello smartphone e altri fatti giocare a un passo dalla cessione. Di Francesco ha resistito, convincendo la squadra con i fatti. L'ha portata oltre l'impossibile col Barcellona, è riuscito a restare sul pezzo quando la testa non poteva non sognare Kiev e c'era da portare a casa il terzo posto. Tutto sempre con lo stesso stile, senza mai prendersi la scena, lasciando la prima fila ai giocatori. Che ora non vedono l'ora di ripartire con lui per spingersi una volta di più oltre il limite.
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