rassegna stampa

Di Francesco: “Pochi credevano nel mio gruppo. Orgoglio enorme”

Il tecnico della Roma dopo il derby vinto: "Abbiamo dominato a lungo la partita, il successo è meritato. Ma la cosa più difficile non è stato convincere l’ambiente, quanto i miei giocatori"

Redazione

Sarà per quel prefisso greco che porta all’inizio del suo nome che Di Francesco s’è goduto un sabato sera che neppure il dio del calcio. Eu-sebio, il bene nel destino, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". "Questa partita l’avevo vissuta anche da calciatore, mi tengo il ruolo di tecnico anche se vi assicuro che in panchina si soffre molto di più — ha commentato — La vittoria è motivo di grande orgoglio. Abbiamo dominato a lungo la partita, il successo è meritato. La pressione offensiva è la nostra qualità maggiore in questo momento, non volevo cambiare questa mentalità e i giocatori mi sono venuti dietro, hanno capito che stare dall’altra parte del campo porta grande vantaggi. La mia idea di calcio è ormai entrata dentro i ragazzi".

Di Francesco era partito con l’handicap di uno scetticismo diffuso nei suoi confronti: "Ma la cosa più difficile non è stato convincere l’ambiente, quanto i miei giocatori. Non erano molte le persone che credevano potessimo stare così in alto in classifica. Io però avevo fiducia nel lavoro. Ora si vedono i risultati, speriamo di restare a lungo ai vertici, se in corsa per lo scudetto è ancora presto per dirlo. Il vero cambio di passo c’è stato in allenamento: per un tecnico è più difficile guidare chi non gioca rispetto al calciatore che schiero. Peccato non avere a disposizione i nuovi acquisti (il riferimento è a Karsdorp e Schick, ndr), ma sto avendo molto da chi era qui lo scorso anno. L’esempio perfetto è Gerson: ogni volta che lo impiego, lui mi risponde alla grande. Con l’Atletico Madrid continuerò con il turnover. Con me nessuno si può sedere. Altrimenti lo tengo seduto io, ma in panchina".