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Eusebio Di Francesco e il Lecce. Una storia che riprende, un legame che si consolida, un futuro da scrivere. Con l’obiettivo di salvare i salentini, che per il quarto anno consecutivo (record per il club) si presentano ai nastri di partenza della Serie A. Il tecnico abruzzese si è raccontato a 'La Gazzetta dello Sport', tornando in parte agli anni in cui ha allenato la Roma e della sua carriera.
Con Corvino vi conoscete da tempo... "Lui lo dice sempre che io l’ho “rifiutato”...Perché andai a parlare quando lui era alla Fiorentina e io quell’anno decisi invece di andare alla Roma".
A proposito: più difficile allenare una big o una squadra che deve salvarsi? "Ci sono differenze: in una big trovi giocatori più pronti, mentre in una piccola incontri ragazzi che devono crescere per cercare di affermarsi in futuro con grandi squadre. Però la responsabilità nei confronti della società e dei tifosi è la stessa: una salvezza a Lecce equivale a uno scudetto con una big".
In passato è stato etichettato come un allenatore “aziendalista”: le ha dato fastidio? "Fa parte del gioco. Noi allenatori lavoriamo per la società e se io ho qualcosa da dire lo dico ai dirigenti, non in pubblico. Ma questo non vuol dire che io non mi sia mai ribellato, anzi. E poi l’allenatore dà delle linee guida, ma le trattative di mercato le fa il club".
Krstovic probabilmente andrà via. "Per ora è qui e si sta allenando benissimo. Poi chiaramente ha mercato, inutile nasconderlo, e se dovesse andarsene non ci faremo trovare impreparati: stiamo monitorando alcuni giocatori".
Lei ha portato la Roma in semifinale di Champions e il Sassuolo in Europa: come si spiega quel buco di due anni in cui non ha allenato? "Perché ho fatto delle scelte sbagliate e le ho pagate. L’unica responsabilità è la mia: quando si è frettolosi e si ha voglia di rientrare si fanno degli errori. Ma ora ho lavorato molto su me stesso e sono migliorato".
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