Polemico, combattivo, deluso. Scegliete voi l’aggettivo giusto per EusebioDiFrancesco. Ma - come riporta "La Gazzetta dello Sport" - forse meglio non affannarsi, perché vanno bene tutti e tre. Partiamo dal polemico, quando all’allenatore della Roma viene fatto notare che solo dopo il cambio di modulo, solo dopo aver abbandonato la difesa a tre, la squadra ha preso a marciare: "Lo so, siete tutti allenatori, ora si parlerà solo del modulo – dice –. Ma la verità è che avevamo fatto bene anche all’inizio, nei primi 20-25 minuti. E poi conta l’atteggiamento, il modulo viene dopo. La verità è che abbiamo perso troppi duelli individuali in mezzo al campo. E a questo livello diventa un fattore decisivo per il risultato". Il DiFra combattivo è quello che invece si proietta già alla gara di ritorno: "Non è finita, chi non crede alla rimonta stia a casa – fa l’allenatore –. Parlo dei giocatori, ma anche dei tifosi. È nostro dovere crederci. Contro il Barcellona abbiamo rimontato tre reti: l’Olimpico sarà pieno e ci spingerà, non faremmo questo lavoro se non credessimo alla possibilità di andare in finale. E fatemi il favore, non parlate di miracolo: nel calcio nulla è impossibile, qui si lavora".
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Di Francesco: “Crediamoci… All’Olimpico sarà diverso”
"Non è finita, chi non crede alla rimonta stia a casa – dice l’allenatore –. Parlo dei giocatori, ma anche dei tifosi. È nostro dovere crederci"
L’Eusebio parte terza, quello deluso, è quello che commenta il buio dei suoi giocatori: "Per 40 minuti si è spenta la luce, non conta mica difendere a 4 o a 5. Ci siamo abbattuti troppo dopo i loro gol. E a questi livelli, se vuoi fare questo giochino ed essere competitivo in una semifinale di Champions, devi avere anche più personalità, essere in grado di ripetere in qualsiasi partita i concetti su cui lavori quotidianamente. E invece vedo facce demoralizzate in campo, non è giusto così. In molti hanno sbagliato, in molti hanno perso la trebisonda, ben venga la reazione finale. È un processo di crescita, non siamo abituati a fare partite così. Ma attenzione: c’è il ritorno, capito?".
(D. Stoppini)
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