Se vogliamo, il derby di stasera è come se fosse una sorta di conclusione di un pellegrinaggio laico, in cui ventidue cavalieri – con un’unica eccezione – avessero deciso di percorrere un viaggio lunghissimo per darsi appuntamento nella capitale d’Italia e giocare una partita di calcio, scrivono Massimo Cecchini e Stefano Cieri su La Gazzetta dello Sport.
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Derby planetario. Da Caicedo a Pellegrini, il lungo viaggio che accende Lazio-Roma
Undici nazioni in campo: per giocare all’Olimpico i titolari hanno percorso oltre 56 mila km. L’ecuadoriano arriva da più lontano, Lorenzo unico romano
Complessivamente hanno macinato 56.698 chilometri; più delle circonferenze della Terra (40.075 km) e della Luna (10.921 km) messe insieme. Lazio e Roma, in fondo, stasera ruberanno la scena a tutto il calcio del nostro Paese per diventare la vetrina del mondo, visto che soltanto fra i titolari sono rappresentate 11 nazioni: Italia, Spagna, Francia, Brasile, Romania, Serbia, Olanda, Inghilterra, Armenia, Bosnia ed Ecuador.
A fare più strada sono stati i cavalieri biancocelesti, che hanno in Caicedo quello venuto da più lontano. Chi in pratica tra i titolari non si è mosso da casa è solo uno, Lorenzo Pellegrini, l’unico romano rimasto (Cataldi è infortunato) a sentire il derby sulla propria pelle, come un tempo facevano Nesta, Di Canio, Totti, De Rossi e tutti quelli che hanno contribuito a scrivere pagine di una mitologia che all’improvviso sembra diventata fuori moda. Eppure proprio il centrocampista giallorosso potrebbe raccontare come una Stracittadina possa cambiare una carriera, e quindi per certi versi anche una vita.
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