rassegna stampa

Derby no look. La domenica triste della Capitale

In città è mancata la consueta frenesia dei giorni antecedenti la stracittadina tra Roma e Lazio. «Così fa male», dice l’ex Prefetto di Roma, Achille Serra. A chi fa male? «Al calcio italiano, all’immagine che diamo all’estero», fa...

Redazione

Il derby tra Roma e Lazio, il Natale che nella Capitale arriva due volte l'anno. Eppure questa volta manca l'attesa frenetica: questa volta la stracittadina non interessa. Non interessa almeno tanto quanto la guerra al prefetto Franco Gabrielli e alle sue decisioni.  «È un non derby», quasi fosse la negazione della volontà di Schopenhauer. «Così fa male», dice l’ex Prefetto di Roma, Achille Serra. A chi fa male? «Al calcio italiano, all’immagine che diamo all’estero», fa Gianni Petrucci.

Diecimila quelli che resteranno fuori. «Giocarlo senza curve è un’amatriciana in bianco vegetariana. Semplicemente non è», spiega Johnny Palomba, scrittore, critico cinematografico, blogger, alla fine semplicemente romanista. Come riporta Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport", anche Carlo Mazzone vuole dire la sua: «Ma ai tifosi dico: la vita è piena di spigoli, di ansie, di preoccupazioni. Godetevi il calcio, senza pensare chissà a quali guerre di posizione». «Il derby è fatto per la gente, il calcio tutto è pensato per gli spettatori. Senza curve, che derby è?», è il parere di Zdenek Zeman. Occhio, però, perché l’obiettivo è alto. Anzi, l’obiettivo è altro. «È una situazione drammatica, è come far l’amore da soli — dice Luca Di Bartolomei, responsabile dello sport del Pd —. Le barriere non piacciono neppure a me, qui però lo sport c’entra poco. Bisogna garantire sicurezza e libertà ai tifosi e allo stesso tempo togliere potere a quei 400-500 che nelle curve attuano un presidio per attività non legali. E non consentono a chi vorrebbe entrare e tifare, di farlo liberamente».