Derby di Champions. La Pasqua del calcio si festeggia soprattutto nella Capitale, con una non trascurabile appendice nella vicina Firenze. Le nostre città d’arte, famose nel mondo, si contendono l’Europa a suon di gol. Era una giornata cruciale per la Roma, sfidata a domicilio da un Napoli sempre ambizioso, e la squadra di Garcia ha saputo replicare, nel punteggio e pure nella sofferenza, quel successo di Cesena che l’aveva rilanciata ricacciando indietro gli azzurri, scivolati a -9 dai giallorossi e a -8 dalla Lazio: un distacco significativo.
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Derby Champions per la Capitale
La volata finale per la Champions promette altri sviluppi emozionanti. Ma oggi le romane hanno in mano una solida polizza
Ha ragione Rafa Benitez a sottolineare come sulla bilancia dei meriti di giornata questa sconfitta risulti un peso anomalo, e perciò ancora più duro da mandare giù, perché il suo Napoli, analizzando gioco e occasioni, avrebbe meritato di uscire dall’Olimpico perlomeno col pari. Però se la Roma riesce a confezionare con Iturbe, l’intelligente assist di Florenzi e il tocco alla Rivera ‘70 di Pjanic un’azione micidiale, mentre Callejon, Mertens e compagnia cantante continuano a sbagliare l’ultimo tocco o il tiro in porta, beh allora il peso dei meriti e dei demeriti si riequilibra e quindi non è lecito giudicare usurpato il successo dei giallorossi. Difeso in modo brillante dall’ex De Sanctis.
E se poi passiamo ad esaminare le scelte ormai monotone di don Rafé che continua a insistere su Callejon, alle prese da tempo con un vistoso calo di rendimento, penalizzando l’esplosivo Gabbiadini (appena entrato ha sfiorato il bersaglio), allora entriamo nel delicato campo delle decisioni che attendono a breve Aurelio De Laurentiis: giova trattenere questo specialista delle coppe o conviene virare su un emergente tipo Mihajlovic?
La Lazio non aveva un compito agevole davanti a Zeman, lo ha reso semplice grazie alla sua ormai collaudata macchina da gol. Fra le accelerazioni irresistibili di Anderson, il fiuto del rinato Klose, quel marpione di Mauri e la sinuosa imprevedibilità del giovane Keita, là davanti gli uomini di Pioli riescono sempre a creare pericoli fino a sfondare. Al Sant’Elia hanno calato il Settebello e adesso puntano al filotto (otto successi di fila) dello scudetto di Maestrelli e del piazzamento Champions di Delio Rossi, l’ultimo festeggiato dall’Aquilotto. Domenica ricevono l’Empoli, aprile è un mese che può dare una spinta decisiva perché prevede tre impegni casalinghi agevoli e la visita a una Juve in mezzo alle due sfide col Monaco: una situazione psicologicamente ideale per gli uomini di Lotito. Che devono accumulare punti in questa fase avendo poi un maggio tremendo.
Ed eccoci alla Viola, che piegando nettamente la lanciatissima Sampdoria ha operato il sorpasso mantenendo in sei punti il distacco dalla vetta Champions, intesa come preliminari. Ad affondare Mihajlovic nell’acquitrino del Franchi, i due attaccanti agili di Montella, altri aeroplanini utilizzati in luogo del malinconico Pepito relegato in tribuna dalla malasorte, ma determinato a rientrare in gioco prima della fine. Diamanti e Salah sono stati due ottime intuizioni di mercato a conferma che la struttura societaria è di spessore. Domenica c’è un altro terribile esame, al San Paolo, dove il Napoli medita il controsorpasso confidando pure nel Milan che ospita la Sampdoria. Prima, però, Montella deve portare a casa la qualificazione alla finale di Coppa Italia, ricevendo al Franchi una Juve battuta all’andata, ma a quanto pare fermamente decisa a riscattarsi. Poi però per la Viola in campionato la strada sarà a lungo in discesa. Insomma, questa volatona per la Champions promette altri sviluppi emozionanti. Ma oggi le romane hanno in mano una solida polizza
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