rassegna stampa

De Sanctis si tuffa “Vinco e chiudo”

Le capriole con cui ieri il portiere ha lanciato l’allenamento devono diventare la cartolina del futuro più prossimo: gioia, entusiasmo, energia dilagante.

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Forse con quella capriola ha voluto esorcizzare 82 giorni di stop o forse era solo un modo diverso per salutare i tifosi, dopo che appena un anno fa, all’Olimpico, era toccato a lui «calmare le acque», promettendo che sarebbero tornati ad essere orgogliosi della squadra. «Parole dette con il cuore, con i risultati sono diventate la colonna sonora della stagione». E allora, si spera che quelle capriole con cui ieri De Sanctis ha lanciato l’allenamento possano diventare la cartolina del futuro più prossimo: gioia, entusiasmo, energia dilagante. Un po’ tutto quello che ha dentro Morgan De Sanctis, voglioso di riprendersi il posto. Quello nei pali, non dietro una scrivania federale.

PAROLA D'ORDINE: UMILTA'  Ieri ha fatto tutto l’allenamento, anche la partitella (al contrario di De Rossi, fermo nel pomeriggio per una contusione alla caviglia destra). Qualche difficoltà a riprendere confidenza con i tuffi (sul lato destro), spigolature che andranno via strada facendo. «Sono passati 82 giorni dall’operazione, la prognosi era di tre mesi – dice –. Nessun problema, sono pronto». Anche perché la Roma che vuole vincere ne ha bisogno. «Spero sia l’anno giusto per riuscirci, poi potrei anche chiudere. Nel caso, spero di farlo con l’emozione più bella, vincendo qualcosa di importante». Per farlo, sarà importante anche la sua personalità fuori dal campo. «Quest’anno conta solo una parola: umiltà. Solo così possiamo battere la Juve, che resta la favorita. Benatia? Non esistono più giocatori incedibili, gli sceicchi di oggi sono i Berlusconi, i Cragnotti e i Moratti di 20 anni fa. Mehdi sta lavorando da professionista. E a volte dalle cessioni nascono futuri migliori. Pensiamo a Lamela, Marquinhos e Osvaldo, o a quando l’Inter cedette Ibrahimovic al Barcellona». Chiusura sul calcio italiano. «Albertini poteva darci il rinnovamento, ma da noi contano gli interessi di parte, non quelli collettivi. Preoccupato per la Roma? Se durante la stagione tutto sarà gestito bene, come quasi sempre succede, alla fine vincerà il migliore». Che Morgan, ovviamente, spera sia la Roma.