rassegna stampa

De Rossi e la Juve. Cartellini, insulti e voglia di rivincita

Il dubbio è uno: mediano o regista nella difesa a 3? Spalletti lo ha provato in entrambi i ruoli. Il numero 16 sa che deve fare un grande girone di ritorno per se stesso, per la Roma e per la Nazionale

Redazione

Con Spalletti in panchina, Daniele De Rossi è diventato grande, è riuscito a vincere gli unici tre trofei nella sua bacheca, con lui ha vissuto i momenti più felici e più duri della sua vita di ragazzo prima e uomo poi, da lui si è sentito tradito quando Luciano incontrò il Chelsea a Parigi. E, in diretta tv, non fece niente per nasconderlo, ricorda Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport".

D'altronde De Rossi è fatto così: la schiettezza è il suo marchio di fabbrica. Con il ritorno di Spalletti, il numero 16 ha sfoggiato uno splendido assist di tacco per Nainggolan, ma non solo: una prestazione di sostanza e qualità, 8 palloni recuperati, 15 lanci positivi e, soprattutto, 121 palle giocate. Uomo ovunque, come sarà ovunque domani allo Juventus Stadium.

Il dubbio è uno: mediano o regista nella difesa a 3? Spalletti lo ha provato in entrambi i ruoli. De Rossi sa che deve fare un grande girone di ritorno per se stesso, per la Roma e per la Nazionale, dove la sua presenza è meno certa rispetto al passato. Con il toscano in panchina ha segnato 26 reti, l’ultima proprio contro la Juventus all’Olimpico, in quel 30 agosto 2009 che chiuse la prima esperienza dell’allenatore a Trigoria. Più di 17mila minuti giocati con e per Spalletti.

Domani torna allo Juventus Stadium, che nelle ultime stagioni gli ha regalato soltanto amarezze: la scorsa stagione venne insultato in tribuna insieme a Strootman per aver esultato al gol della Roma, due anni fa venne espulso per un fallo su Chiellini, nel 2012 ci fu invece il punto più basso del suo rapporto con Zeman.