rassegna stampa

De Rossi e la cura Conte «Mai lavorato così tanto»

"In passato, prima di ogni grande torneo, sapevo in cuor mio che anche fallendo le ultime amichevoli sarei stato comunque nel gruppo; stavolta sono arrivato sapendo di dover considerare decisive anche le partitelle"

Redazione

Oggi che De Rossi è qui, fra i 23 che partiranno per la Francia, non rinnega certe inquietudini: «In passato, prima di ogni grande torneo, sapevo in cuor mio che anche fallendo le ultime amichevoli sarei stato comunque nel gruppo; stavolta sono arrivato sapendo di dover considerare decisive anche le partitelle». Ma si è trattato di eccezioni di una regola che resta chiarissima: la coscienza delle sue qualità e del suo ruolo all’interno di questa squadra. «Di sicuro non gonfio il petto per essere qui: per me è normale essere fra i 23. E non mi sento ancora addosso una data di scadenza azzurra, deciderà il prossimo allenatore. Di sicuro non mi vergognerei di non essere più convocato, dunque non sarò io a dire prima per orgoglio “me ne vado”: non si dice addio alla Nazionale se non ci sono grossi problemi fisici».

I suoi sono stati più che altro fastidiosi, la matrice di quelle inquietudini: «Conte punta molto sulla condizione atletica e io quest’anno fra polpaccio, flessore e caviglia ho avuto diversi infortuni. Anche perché sono rientrato in anticipo pure quando non avrei dovuto. Ma l’infiammazione al tendine dei giorni scorsi non c’entra, era un anno e mezzo che non avevo fastidio: colpa dei campi duri per il caldo. C’è stata una preoccupazione eccessiva, ora la mia condizione è ottima: sto bene come non stavo da tanto tempo». Anche se nei giorni scorsi gli è toccato «il lavoro più duro mai fatto in tutta la mia carriera, con tutti gli allenatori che ho avuto: per la Juve questa è sempre stata un’arma in più, avere quel tipo di forza e resistenza fisica potrà esserlo anche per noi, in Francia».

Sicuramente, dice De Rossi, si è abusato di facili ironie nel commentare il numero 10 a Thiago Motta: «Chi lo critica dovrebbe sciacquarsi la bocca, o magari venire prima a fare due palleggi con lui: un maestro, tecnicamente forse il più degno di portare quel numero. Io a suo tempo lo presi controvoglia e non credo sia il sogno della vita neanche per lui ».

(A. Elefante)

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