rassegna stampa

Il Daspo è difficile. Ma il club teme lo stop della Sud

Decisivo per una squalifica della curva Sud potrebbe risultare anche l’atteggiamento del settore nella sua globalità, che non si è dissociato

Redazione

Al netto dell’ennesima ondata di indignazione provocata in tutto il mondo (gli striscioni sono finiti pure alla Cnn) e delle richieste impossibili avanzate dai legali della famiglia Esposito (invocare 5 punti di penalizzazione o l’intervento del presidente della Repubblica è fantagiustizia ), il campo delle possibili sanzioni si esaurisce ad un paio di provvedimenti: il Daspo (individuale o di gruppo) agli «espositori» dello striscione dedicato alla mamma di Ciro Esposito, l’unico ipoteticamente perseguibile (non lo sono l’apparentemente generico «Daniele con noi» né il feroce riferimento al «Ciro, Ciro...» di Sandra Milo); la chiusura della curva Sud, in cui quello striscione è stato esposto, e per svariati minuti. Perché uno o entrambi possano scattare, però, nel contenuto dello striscione va rilevato il possibile «incitamento alla violenza». Molto difficile che riesca a farlo il Questore — gli autori della scritta sono stati molto «scaltri», riconoscono le autorità —, più facile per il giudice sportivo: in base all’articolo 12.3 del Codice di giustizia sportiva, infatti, perché il messaggio sia considerato «potenzialmente violento» e, quindi, sanzionabile (con una pesante ammenda o la chiusura per uno o più turni del settore), basta che contenga toni e parole in grado di aggiungere ulteriori elementi di tensione tra le due squadre o le due tifoserie. C’è chi fa riferimento agli striscioni juventini su Superga (solo ammenda), ma il giudice Tosel deciderà oggi dopo aver letto la relazione dei collaboratori della Procura federale. Decisivo per una squalifica della curva Sud potrebbe risultare anche l’atteggiamento del settore nella sua globalità, che non si è dissociato.

E POI? Per il resto, le polemiche scatenate dall’ennesimo striscione infamante esposto in una curva non porteranno da nessuna parte. A meno che il mondo del calcio non cominci a collaborare sul serio con le autorità. Fino ad oggi, non è accaduto. Il Viminale, che pure ha apprezzato il comunicato di Pallotta (deboluccio ma almeno ha rotto il silenzio-assenso dei giorni precedenti), continua a chiedere un contributo maggiore alle società: che facciano la propria parte per isolare la parte più violenta dei propri sostenitori. «La repressione da sola non basta», dicono dal ministero dell’Interno. «E del resto — aggiungono in risposta al presidente Tavecchio — «è impossibile controllare chi entra allo stadio con una o due lettere di uno striscione e poi, una volta all’interno, ci incolla il resto». I club, ribadisce il Viminale, devono «rompere ogni legame con la parte becera del tifo». Già. Ma che fine hanno fatto la segmentazione delle curve, l’affiancamento dei poliziotti agli steward, il contributo dei club per gli straordinari delle forze dell’ordine? Chiedere a Renzi e Alfano.