Che la SerieA non fosse un campionato per giovani non è una novità. Detto in modo netto: siamo il terzultimo campionato in Europa per percentuale di utilizzo di giocatori cresciuti nel vivaio, scrive "La Gazzetta dello Sport". Attenzione, non si parla di utilizzo di giovani, ma di gente che è stata nel vivaio.
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Dalle giovanili al calcio top. In Italia percorso a ostacoli
In Serie A spazi ridotti per i prodotti della “cantera”: Milan e poche altre si salvano. L’Inghilterra ci doppia, Spagna e Germania i Paesi guida
Il Milan resta comunque tra i club più virtuosi della SerieA: i vari Donnarumma, Calabria, Gabbia e gli spiccioli di Daniel Maldini costituiscono il 13,3% del tempo totale giocato dalla squadra, al terzo posto tra i club della massima serie. Davanti ci sono il Genoa con il 19,3% e il Brescia con il 18,3%. Roma e Fiorentina si confermano club di riferimento. Spicca però una situazione che non ha eguali negli altri Topcampionatid’Europa: ben 6 squadre senza un solo minuto concesso a giocatori cresciuti nel vivaio. Comprensibile la Juventus sempre a caccia di campioni, meno squadre che vivono nei bassifondi o non hanno pretese di successo, e quindi potrebbero costruire giocatori. Sorprende anche l’1,8% dell’Atalanta, club storicamente esemplare nell’allevamento dei giovani: l’inizio dell’era-Gasp si è basata proprio sui prodotti del vivaio, il cambio di “status” ha preteso un sacrificio, almeno nell’approdo meno immediato alla prima squadra.
Persino la Premier multimiliardaria doppia l’Italia quanto a spazio concessi ai prodotti del vivaio. Particolarmente interessante notare chi guida la classifica inglese: primo il Chelsea (30,3%), secondo il ManchesterUnited (27,7%).
La Francia, da sempre un campionato-vivaio, arriva al 14,06% e non ha squadre senza giocatori cresciuti nel vivaio (come in Inghilterra), meglio ancora fanno la Liga (16,24%, ma 4 club a zero) e la Bundesliga (18,7%).
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