Dei titolari che il 25 agosto del 2019 hanno sfidato il Genoa all’Olimpico, oggi in campo ci saranno solo Pau Lopez, Pellegrini e Cristante. Dal giorno del suo esordio, in poco più di un anno e mezzo, Paulo Fonseca ha ribaltato la Roma, ma anche lui è cambiato, scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport. Tanto.
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Dal Genoa al Genoa, il cammino del trasformista Fonseca
Il tecnico esordì in A contro i rossoblù nel 2019: solo tre sono rimasti titolari. Pure lui è cambiato. E si gioca il futuro
Arrivato con la fama di "zemaniano", e non in senso positivo, cioè come un allenatore molto attento alla fase offensiva e poco a quella difensiva, oggi è diverso nonostante i numeri sembrerebbero confermare questa sua tendenza.
Nelle 82 panchine romaniste comprese le Coppe (45 vittorie, 16 pari e 21 k.o., 151 punti totali, 162 gol fatti e 110 subiti), Fonseca ha fatto un percorso umano e tattico che lo ha reso più completo, anche se ancora per molti non ha compiuto quel salto di qualità che serve per guidare una squadra di primissima fascia. Di certo Fonseca ha studiato la A: si è "italianizzato", come lui stesso ha detto dopo pochi mesi nella Capitale. Ha rinunciato ad alcuni punti fermi delle sue idee tattiche, come la difesa a 4 che da un anno è diventata a 3.
Rispetto alle sue precedenti esperienze ha avuto a che fare con la gestione di campioni affermati, come Dzeko, Pedro, Mkhitaryan e Smalling, e in alcuni casi, come ad esempio la fascia da capitano tolta a Dzeko o le incomprensioni che hanno portato all’addio di Florenzi, ha mostrato un lato duro. Infine si è dovuto confrontare con una pressione "mediatica" cui non era abituato.
Oggi anche lui soffre il peso di una piazza che non vince da troppo tempo. Nei prossimi mesi si gioca tutto: il rinnovo sarebbe automatico in caso di piazzamento in Champions League, ma in società è in corso da tempo una riflessione.
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