Ci sono momenti in cui la vita della società pesa anche di più del solito sugli equilibri di una squadra. Succede proprio quando ci sono i cambi di proprietà. Proprio come nel momento attuale della Roma, nonostante un po’ tutti gli interessati (allenatore e giocatori) si siano affrettati più volte a smentire qualsiasi tipo di influenza, riporta "La Gazzetta dello Sport". Insomma, la mente e le gambe non risentirebbero più di tanto di quanto succede invece nelle stanza dei bottoni. Poi, però, ci sono le statistiche e quella attuale parla di una Roma che nel solo 2020 ha perso 4 delle sette partite giocate, incassando 13 gol contro i 5 presi nelle ultime 7 del 2019.
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Dai russi ai cinesi, quando il club agita la squadra
Ogni volta che c'è stata la possibilità di un cambio di proprietà, le cose non sono andate benissimo in campo...
Nel 2003-04, ad esempio, quando la Naftva Mosca provò ad acquistare la Roma, la squadra di Capello perse terreno nel braccio di ferro con il Milan, chiudendo poi seconda. Esattamente come nel 2008, quando a mettere gli occhi sul club fu il finanziere George Soros. Roma ancora seconda (allo sprint con l’Inter), ma capace poi di vincere quella Coppa Italia che è l’ultimo trionfo romanista. L’anno successivo fu la coppia Flick-Fioranelli a cercare il colpaccio, e lì le cose andarono peggio, con la Roma che concluse al 6° posto. Tra il 2010 e il 2011 ci fu prima Unicredit che prese il controllo del club, poi l’avvento della cordata Usa, all’epoca guidata di DiBenedetto (e dal 2012 da Pallotta). Il 2010 fu stellare, con lo scudetto sfiorato da Ranieri, il 2011 da dimenticare, con un altro 6° posto. Quindi, nella primavera del 2013 la trattativa con lo «sceicco di Perugia» Adnan Al Qaddumi, con la squadra che passò da Zeman a Andreazzoli e finì ancora sesta. Sei mesi dopo, infine, il cinese Chen Feng trattò a cavallo tra il 2013 e il 2014, L’amore non si concretizzò, ma almeno la Roma di Garcia arrivò seconda. Ora tocca a quella di Fonseca, che punta a rientrare in Champions.
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