Quando all’Olimpico esce Edin Dzeko, non si sente più un fischio. Solo applausi, ieri pure doppi, perché in campo al suo posto stava per entrare Francesco Totti.
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Da flop a infallibile. Ora il bosniaco volante ci ha preso gusto
Sempre più capocannoniere, viaggia quasi al ritmo di Batistuta nell’anno dello scudetto
Come riportato nell'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", una metamorfosi totale, sua e di tutto quello che gli sta intorno. Ora, i detrattori di Dzeko e quelli che lo hanno sempre considerato l’erede di Batistuta sono sullo stesso carro. Edin e Gabriel potevano invece essere sullo stesso campo: ieri, prima di Roma-Palermo, c’era la cerimonia della Hall of Fame, a cui avrebbe dovuto partecipare anche l’argentino. Che invece non è potuto esserci: peccato, si sarebbe goduto un «quasi record». Nell’anno dello scudetto, Batistuta ebbe un impatto devastante sulla Roma: nove gol nelle prime otto giornate, diventati nove nelle prime nove perché a Perugia rimase a secco. Con il gol all’Udinese alla decima, diventarono dieci in dieci partite: Dzeko ha tempo 90 minuti, mercoledì a Reggio Emilia, per far sì che il paragone tra Batistuta e questa versione del bosniaco sia ancor più calzante.
(M. Calabresi)
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