Lo stop forzato dello sport italiano, europeo e mondiale ha frenato anche loro. Alberto De Rossi e Daniele De Rossi, allenatore della Primavera il primo, bandiera giallorossa il secondo, padre e figlio, in queste settimane avrebbero dovuto iniziare, o quantomeno far partire, la loro nuova vita. Tutto rimandato, scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport.
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Alberto, dopo una vita in panchina nel settore giovanile della Roma, in teoria dovrebbe passare dietro la scrivania. Ha il contratto in scadenza a giugno, rinnovato fino al 2020 il 28 marzo del 2018. Fa parte del settore giovanile del club da oltre 25 stagioni, ha abbondantemente superato le 600 panchine e allena la Primavera dal 2003-2004. Il suo sogno sarebbe quello di passare la mano e la panchina a suo figlio ma, come sempre in passato, non entrerà in questioni che non lo riguardano. Se la Roma decidesse di non promuovere nessuno internamente o non si guardasse più intorno, Alberto De Rossi potrebbe anche accettare il rinnovo di un anno, per concludere il suo percorso con tempi e modi più tranquilli rispetto a quelli attuali.
Daniele De Rossi con la futura nuova proprietà della Roma non ha avuto contatti, lui non si è proposto, se mai dovesse ricevere una telefonata la ascolterebbe, come ascolterebbe anche quelle di altre società interessate a dargli un’occasione. Partire dai giovani, visto anche l’esempio paterno, è il suo desiderio, ma rispetto a De Rossi padre Daniele vuole provare a fare il salto nei grandi. Discorsi prematuri, però. Perché adesso non c’è nulla di concreto.
Anche perché, rispetto ai giorni scorsi, c’è una novità. Se per l’Europeo del 2020 De Rossi non avrebbe fatto in tempo a far parte dello staff di Roberto Mancini, con lo slittamento di una anno, giugno 2021, le possibilità aumentano.
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