Roberto Burioni in questi giorni di emergenza è diventato quasi un guru. Tra i primi a lanciare l'allarme, il virologo che pure è appassionato di calcio, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Eccone uno stralcio:
rassegna stampa
Coronavirus, Burioni: “Il calcio tornerà, ma sulla data non si possono fare previsioni”
Il virologo: "Gli atleti non sono immuni. Nella quarantena ci si può allenare, l'importante è essere soli"
Professor Burioni, cosa cambia nella percezione collettiva ora che due di A sono positivi?
Un passo in più nella consapevolezza. Molti hanno vissuto nell’illusione che atleti iper-allenati e iper-controllati potessero, non si sa come, resistere. Ma questo virus contagia tutti. E dico tutti. Giovani, bambini, anziani e pure giocatori di calcio nel pieno della carriera e delle forze. Chiaramente, poi, le conseguenze negli anziani o in chi è debilitato possono essere diverse: io spero che Rugani e Gabbiadini guariscano ed è lecito pensare che sarà così. Il problema, semmai, è che possono aver contagiato altri».
Non avrebbe senso fare il tampone agli altri giocatori in maniera preventiva?
Senza sintomi no, chi non dà alcun tipo di criticità deve solo aspettare la fine del periodo di quarantena per reinserirsi nella vita pubblica. Basta porre attenzione a ogni sintomo.
Ma Rugani non era tecnicamente “asintomatico”?
Se era totalmente asintomatico perché gli hanno fatto il tampone? Se aveva 37.4, qualche sintomo lo aveva... Diciamola in questo modo: questo virus può dare dei quadri molto lievi e questo è pericoloso perché una persona con sintomi leggerissimi, come evidentemente Rugani, ha il potere nefasto di infettare gli altri. E se fosse andato ad allenarsi così avrebbe potuto contagiare, compagni, tecnico, staff, singoli inservienti.
Si può conciliare la quarantena con l’allenamento?
Non è certo proibito allenarsi, basta farlo da soli. Anche nel campetto sotto casa, l’importante è che non ci sia nessuno. Che siano nella palestra della propria abitazione o in un ambiente esterno, conta solo l’isolamento. Immagino che tutti, in questo strano periodo, dovranno mantenere tono muscolare e condizione fisica.
Possiamo dire che dopo tanta sottovalutazione il circo del calcio ha capito?
Mentirei se le dicessi che ho seguito le polemiche e, credetemi, io sono appassionato e tifoso. L’emergenza era talmente grande che non ho neanche visto le ultime partite della mia Lazio. La situazione, però, è ora sotto gli occhi di tutti e lo sport ha capito: non era pensabile giocare col pubblico ed è stato sacrosanto fermare il campionato. È pericoloso anche gareggiare a porte chiuse perché quelli che giocano, lo abbiamo visto, possono essersi infettati da qualche parte. E’ davvero facilissimo...
Secondo lei, a spanne, quando si tornerà a giocare?
Spero proprio che il 2020-21 sia una stagione bella dall’inizio, ma non escludo che in qualche modo si completi anche questa: non possiamo fare previsioni, sappiamo troppo poco di questo virus. Ogni decisione passa solo dagli sviluppi della pandemia nel mondo. Mi concentro su quella, non sul calcio giocato che può attendere. Niente sfottò ai cugini romanisti, niente bandiere: il momento è troppo serio, il nemico è comune e forte.
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