rassegna stampa

Cori, insulti e sfottò. Ma pure sassi, sputi e altri manichini…

Spesso il derby è andato sopra le righe, ma mai aveva assunto tinte così macabre e mai aveva fatto il giro del mondo come successo ieri

Redazione

I cori contro Paparelli, e le scritte «1, 10, 100, 1000». La falsa notizia del bambino morto prima di una partita (2004), i cori razzisti, quelli in cui si parla di «uccidere l’avversario» e i colloqui in cui si chiede di scendere in campo come se fosse «una guerra etnica», nel 2016. E poi, ancora: le aggressioni verbali ai giocatori al ristorante (capitò a Zago nel 2001), quelle con le pietre e le uova (come successe al pullman della Roma dopo il derby del 26 maggio, ma da parte dei propri sostenitori, non dei rivali) e persino qualche insulto davanti a mogli e figli. Spesso il derby di Roma è andato oltre le righe nei confronti della propria squadra e anche nei confronti di quella avversaria.

Come scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport, l’ironia e gli sfottò, da sempre una prerogativa del derby romano, hanno lasciato spazio a iniziative spesso viste e riviste: il funerale della Lazio organizzato dai romanisti in occasione dello scudetto del 2001, con tanto di tifosi che entrarono di notte a Formello con il simbolo delle forbici per scucire lo scudetto, oppure, dopo il derby del 26 maggio, i laziali che non entrarono in Nord dicendo che per loro si trattava di un «Memorial derby». Mai, però, lo sfottò era sembrato così macabro e mai aveva fatto il giro del mondo come successo ieri.