rassegna stampa

Cori discriminanti La Sud rischia un’altra chiusura

(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) Invocazioni del Vesuvio, rievocazioni del colera, ripetute e reciproche scariche di odio, accompagnate da palombelle di fumogeni.

Redazione

(Gazzetta dello Sport - A.Catapano)Invocazioni del Vesuvio, rievocazioni del colera, ripetute e reciproche scariche di odio, accompagnate da palombelle di fumogeni. Due romanisti denunciati per possesso di petardi, una ragazza siciliana contro cui è stato emesso un foglio di via. In più, due steward malmenati nel settore dei napoletani: uno preso a cintate, l’altro colpito da un oggetto contundente. È il bilancio di una serata di grande calcio, molta volgarità e, per fortuna, violenza contenuta.

CORI  Tutto molto triste, niente di nuovo. È materiale che arricchirà la casistica della «discriminazione territoriale», ammesso che alle orecchie di arbitro e ispettori federali i cori lanciati dai romanisti (i classici: «Vesuvio lavali col fuoco» e «Napoli colera») siano arrivati forti e chiari, e a più riprese (e sempre rintuzzati dalle risposte dei napoletani: «Romano bastardo»). Basteranno a far scattare la chiusura delle curve? La Roma è recidiva. Prima del Consiglio federale che ha ammorbidito la norma, avrebbero garantito i sigilli a tutto l’Olimpico. Ora, il giudice sportivo dovrà decidere se chiudere il settore da cui sono partiti quei cori, la curva Sud, che ha già scontato una giornata di chiusura con il Verona. Di certo a proposito di discriminazione territoriale c’è la presa di posizione dei romanisti, perfettamente in linea con le maggiori tifoserie italiane: «Negate i biglietti a tifosi della stessa città e regione e poi parlate di discriminazione? Buffoni», lo striscione esposto in Sud.

PETARDI E FUMOGENI  Anche qui, nulla di inedito. Malcostume italico, che raggiunge il suo apice quando si incontrano Roma e Napoli. La curva Nord (romanisti) e l’adiacente Distinto (napoletani) si sono sfidati a colpi di petardi e fumogeni dal riscaldamento al vantaggio giallorosso, festeggiato proprio sotto il settore ospiti. Pjanic è stato quanto meno incauto a mostrare il suo numero di maglia ai napoletani.

E MARADONA? Non ha portato bene al Napoli (i romanisti lo hanno salutato con affetto: «Torna quando vuoi»), ma se non altro il suo ingresso all’Olimpico ha interrotto per pochi minuti lo scambio di insulti. Fuori dallo stadio, la situazione è rimasta sotto controllo. Prima del fischio d’inizio, un gruppo di romanisti armati di coltello è stato messo in fuga.

PS Gli ultimi scambi della partita sono stati accompagnati da «La società dei magnaccioni» e «’O surdato ‘nnamorato». Bello, bellissimo. Ma perché solo alla fine?