Carlo Ancelotti aveva avvisato i naviganti, 48 ore prima. "È ora di farla finita, se a Bergamo (dove il Napoli sarà impegnato il 3 dicembre, ndr) ci saranno cori di discriminazione territoriale chiederemo la sospensione della partita". Come era facile prevedere, quei cori si sono ripresentati alla prima occasione "utile". Meno prevedibile, però, che arrivassero in un campo dove non fosse impegnato il Napoli. E invece i beceri da stadio hanno superato un altro livello di stupidità. Ieri, alla Dacia Arena, all’inizio della partita e dopo aver rinverdito con uno striscione un vecchio gemellaggio degli Anni 70, friulani e romanisti hanno intonato a braccetto i cori di odio per Napoli e quelli di invocazione al Vesuvio, scrive Alessandro Catapano su "La Gazzetta dello Sport".
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Cori contro Napoli, l’ira di Gravina: “Ora basta”
Il presidente Figc: "Sono comportamenti incivili, da contrastare rigorosamente". Episodi anche a Torino, verso stop delle gare
I cori di Udine saranno stati certamente annotati dagli ufficiali di gara e/o dagli ispettori federali, perciò molto probabilmente scatteranno le sanzioni del giudice sportivo. Ma è già arrivata la condanna del presidente federale Gabriele Gravina, anche perché cori simili sono stati intonati anche allo Stadium durante Juventus-Spal. "Il ripetersi di cori con evidente riferimento alla discriminazione territoriale negli stadi italiani è un comportamento incivile che va condannato e contrastato con determinazione", ha detto il numero uno della Figc. Parole giustamente dure, che contengono anche l’auspicio di interventi più rigorosi.
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