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Conte: «Giallorossi in crescita ma la Juve è più forte della mia»

Applaudito l’abbraccio di Florenzi alla nonna il CT della nazionale non perde di vista il campionato.

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Una cosa è certa: non lascia mai indifferenti. Antonio Conte, anche quando si aggira negli studi di Saxa Rubra, viene toccato abbracciato e sottoposto al classico rito dei «selfie». Il nocciolo però è l’intervista, cuore della puntata di ieri del «Processo del lunedì». E il c.t. azzurro – prima di partire per una convention Puma in Germania – risulta sincero come sempre. 

JUVE E ROMA  Applaudito l’abbraccio di Florenzi alla nonna («se lo facesse in Nazionale sarei contento. Se però non ha avuto la prima ammonizione»), Conte non perde di vista il campionato.

«Con la Juve il rapporto non si è incrinato, ma dopo tre anni così intensi si era giunti all’epilogo. Quando si è forti a livello sentimentale, c’è un momento in cui è giusto separarsi per il bene di tutti. L’ho detto ai calciatori e ai dirigenti, ma è più difficile da far capire ai tifosi. Sentire ora dire da qualche giocatore che forse cambiare sia stato giusto, mi ripaga di tante illazioni che mi si sono riversate contro. La Juve è solida, starà alle altre colmare quel gap che si è formato ogni anno. Sono rimasti tutti quelli dei 102 punti e inoltre sono stati innestati elementi di sicuro valore, a partire da Pereyra. La rosa è più abbondante e competitiva dell’anno scorso. Occhio però perché la Roma sta facendo un percorso simile attraverso lo stadio e un mercato intelligente, ma la Juve resta favorita. Il Napoli? Paga la delusione dall’uscita dalla Champions, ma può ritornare sulla retta via». CURA ITALIA  Poi si passa a Europa e Nazionale. «Nelle Coppe siamo partiti forte. Il nostro campionato inizia a tornare competitivo, ma non il calcio italiano perché vedo troppi stranieri. Siamo al 13° posto nel ranking e ce lo meritiamo. Mi ritrovo dei calciatori che usano la Nazionale come spot per giocare nei propri club, prima succedeva il contrario. Vedo partite anche con 0 italiani. Sarebbe importanti avere un limite minimo di 5, come le seconde squadre o le multiproprietà con il limite degli Under 23, altrimenti non si aiutano le Nazionali. Così come spero di fare stage nel buco di 4 mesi fra novembre e marzo, ma non sta a me fare scelte politiche». La coda è sulle scelte. «Balotelli? In tutte le mie squadre sono contati prima gli uomini e poi i calciatori. Sui convocati, nessuna preclusione. Il campo saprà parlare. Ci sarà meritocrazia, vedendo i comportamenti calcistici ed extra-calcistici. Si potrà arrivare in Nazionale e poi bisognerà sapersela meritare. Mario non lo vedo come una sfida perché non ho bisogno di confrontarmi col passato. Pirlo, Verratti e De Rossi? Difficile che possano giocare anche solo due, anche se De Rossi però può farmi anche il centrale nella difesa a tre». E saluta brindando a una rivincita contro la Francia nella finale del prossimo Europeo. La cura Conte continua.