rassegna stampa

Conte cominci ad accettare i k.o. e non insegua invece sempre alibi

(Gazzetta dello Sport – U.Zapelloni) La ricerca ossessionata di un alibi sta diventando un ritornello stucchevole dopo le rare sconfitte di Antonio Conte.

finconsadmin

(Gazzetta dello Sport - U.Zapelloni)La ricerca ossessionata di un alibi sta diventando un ritornello stucchevole dopo le rare sconfitte di Antonio Conte.Dopo Istanbul e dopo il Benfica la colpa è stata sempre di qualcun altro. Mai sua o della squadra. Mai di chi ha spremuto troppo i suoi uomini, sfinendoli sul più bello. Mai di chi non ha saputo approfittare della superiorità numerica. Ci sono conferenze post partita in cui Conte assomiglia a Mazzarri per come se la prende con arbitri o avversari. Se gli altri si lamentano sono provinciali, se a lamentarmi sono io, va tutto bene.

Eh no. Così proprio non ci siamo.«Dovevamo cominciare a piangere come loro», è arrivato a dire l’altra sera, non rendendosi conto che il problema contro il Benfica è stato un altro. Nei 90’ di Torino la Juve non è riuscita a fare più di due tiri in porta veri, lasciandosi eliminare da un avversario sulla carta decisamente inferiore, un avversario senza top player o bilanci da favola. Ecco, se per due anni di fila, una squadra come questa arriva in finale di Europa League, contribuendo a lanciare il sorpasso del Portogallo sull’Italia nel ranking Uefa, qualche domanda dobbiamo farcela .

C’è ancora chi va in giro a raccontare che nel calcio i bilanci e i soldi sono tutto. Poi ci ritroviamo l’Atletico Madrid in finale di Champions, Benfica e Siviglia in finale di Europa League. In mancanza di denari le idee possono aiutare. Basterebbe averle. Ma questo più che il caso della Juve è il caso del Milan.

Alla Juve il problema è un altro. Per vincere in Europa ci vuole anche una certa abitudine a lottare e giocare ad eurolivelli. La Juve si sta attrezzando, ma evidentemente non è ancora pronta nonostante abbia una rosa che tra le prime otto di Champions non sfigurerebbe. Se, però, quando perdi te la prendi con gli altri, non crescerai mai.

Cadi a Istanbul ed è colpa di chi ti ha fatto giocare su quel campo, anche se quella volta alle lamentele unì un’apprezzabile autocritica (la qualificazione persa in casa e a Copenaghen, non qui). Non segni in casa ed è colpa dell’arbitro. Questo scarica barile non funziona. Non lo meritano i tifosi che hanno applaudito la squadra fino all’ultimo minuto e anche dopo, allo Juventus Stadium. Un bel segnale. Anche perché il fallimento europeo non deve cancellare i risultati straordinari che la Juve sta ottenendo in Italia. Tre scudetti di fila sono imprese da squadre vere. Ma se questa Juve ha imparato e bene a vincere in Italia, non guasterebbe imparasse a perdere nelle rare occasioni in cui le capita. Se le lamentele del dopo Istanbul erano comprensibili, quelle dell’altra sera dopo il Benfica sono decisamente fuori luogo e fuori posto. Non si possono accusare gli avversari di alimentare la cultura del sospetto e poi prendersela soltanto con gli arbitri quando si perde .

Uscire all’ultima curva prima del rettilineo finale, deragliare proprio sulla pista di casa, fa male. Brucia. Non c’è dubbio. Ma se lo stadio applaude comunque i suoi eroi, se apprezza l’impegno, se non si scaglia contro l’arbitro come invece fa l’allenatore, una riflessione andrebbe fatta. O i provinciali sono sempre e soltanto quelli che la pensano diversamente da noi ?