La delusione c’è stata ed è stata anche grande, scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport. Dopo aver saltato l’Europeo per colpa di una ricaduta muscolare quando ormai il ritiro era praticamente terminato, Lorenzo Pellegrini dovrà saltare anche il Mondiale in Qatar, . Come l’Italia tutta, dopo l’eliminazione contro la Macedonia. Ma adesso, smaltito e assorbito il colpo, Pellegrini potrà pensare soltanto alla Roma. Alla sua Roma, di cui è capitano e leader. In giallorosso potrà curare le ferite azzurre e chissà che quell’Europa che gli è sfuggita con la Nazionale non possa arrivargli con il club. E’ chiaro che la Conference League non è la competizione continentale più importante o appetibile, ma la Roma quella gioca e quella vuole provare a vincere. Chiudendo, intanto, il primo cerchio, visto che nei quarti ci sarà il Bodo e anche la possibilità di dimenticare quella che è stata una delle peggiori partite della storia recente della società. Prima, però, c’è il campionato e una trasferta che per Pellegrini ha sempre un sapore speciale. Era il 5 dicembre del 2015, Lorenzo aveva 19 anni e stava diventando grande, in tutti i sensi, con il Sassuolo. La Roma lo aveva venduto agli emiliani - con recompra che poi sfrutterà due anni dopo -, in panchina c’era Di Francesco, il tecnico avversario era quel Vincenzo Montella che, nei Giovanissimi, convinse Pellegrini ad arretrare il raggio d’azione. Da attaccante, alto ma un po’ troppo lento e macchinoso a centrocampista di qualità: il cambio fu talmente convincente che poi Pellegrini quella zona del cambio non l’abbandonerà mai. Quel 6 dicembre del 2015 Montella era in enorme difficoltà con la Samp e il Sassuolo invece volava: Pellegrini si inserì in area, trovando un gol non banale. Tiro parato con il sinistro, ribattuta vincente con il destro: a 19 anni la prima e indimenticabile rete in Serie A, come il suo idolo, compagno e ora collaboratore di Nazionale, Daniele De Rossi. Un altro che, come lui, da attaccante è diventato centrocampista. Ma questa è un’altra storia: quella di Pellegrini dice che, tra Sassuolo e Roma, dalla Samp alla Samp, i gol sono diventati 43, di cui 31 in campionato. Chissà se quel giorno Lorenzo immaginava che sarebbe tornato al Ferraris da capitano della Roma: magari ci sperava, ma non aveva idea di quello che sarebbe stato, anche perché la cessione al Sassuolo, all’inizio, non gli era andata giù. Adesso però Pellegrini ha idea di quello che potrà essere: un’Europa da conquistare. In tutti i sensi: quella del futuro, con la Roma che aritmeticamente può credere ancora nel quarto posto o, comunque, può arrivare subito a ridosso, perché come dice Mourinho: «C’è differenza tra essere quinti o ottavi». E quella del presente, con una Conference da giocarsi fino a Tirana.
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