Nella Roma sta emergendo il pericoloso fenomeno del pensiero unico, quello di Mourinho, scrive Andrea Di Caro su La Gazzetta dello Sport. Che fa, disfa, accusa, spacca, giudica tutto e tutti, fuorché il proprio lavoro. Tante le critiche interne ed esterne al club. Ma autocritiche mai.
La Gazzetta dello Sport
Colpe e accuse ma nessuna autocritica. E la classifica…
Dopo il brutto derby perso, una delle tante partite in cui la Roma ha mostrato buona volontà e poco altro, è andato in scena l'ennesimo j'accuse: incolpevole l'arbitro è toccato a giocatori e club. Dai giudizi tranchant verso Abraham accusato di pensare al Mondiale (non sta giocando bene, ma quanti assist riceve, a partire da Pellegrini e Zaniolo?), al dito puntato contro i giocatori involuti, fino a definire "mercatino" l'enorme lavoro fatto in estate da società e Pinto, con l'aiuto dello stesso Mou.
Ieri dopo il deludente pari col Sassuolo l'attenzione è stata spostata tutta su un solo uomo, un "traditore" a cui è stato chiesto di trovarsi un'altra squadra. Raramente si è sentito un tecnico attaccare così un suo giocatore pubblicamente, anche se colpevole. Mou, da sempre pirotecnico nella comunicazione, a Roma sembra senza argini. La natura non prevede il vuoto e a Josè piace colmarlo, spesso esagerando. Oggi ricopre tutti i ruoli, nel silenzio (anche assenso?) della società.
Gli sforzi enormi fatti dai Friedkin meriterebbero più considerazione e meno polemiche, più gioco e meno caos, più crescita e meno svalutazione di giocatori e rosa. Alla sosta la Roma rischia di arrivarci come ultima del gruppo di vertice. Una posizione tutt'altro che Special. Non sarà mica tutta colpa di un giocatore svogliato per 35 minuti?
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