rassegna stampa

Colidio super al Meazza. Due gol e ciao Roma. Supercoppa nerazzurra

Foto: Matteo Nazzarri

La doppietta dell'ex Boca Junior regala all'Inter il primo trofeo stagionale. Non basta un'ottima prestazione dei giallorossi

Redazione

Facundo Colidio è ancora un ragazzino, ma scende in campo ogni partita con una bella quantità di pressione e con addosso un’immaginaria targhetta con scritto "7 milioni", ossia il prezzo pagato (bonus esclusi) dall’Inter al Boca Juniors per il suo cartellino. Una montagna di soldi per un 2000 destinato alla Primavera, un investimento sicuramente importante per un ragazzo di belle speranze, che ha ancora tanto da lavorare e dimostrare. Dopo la prodezza in rovesciata al debutto in Italia contro la Primavera del Verona, Colidio ha bagnato con una doppietta – decisiva – la sua prima a San Siro, permettendo all’Inter di superare la Roma 2-1 a due minuti dai calci di rigore e vincere la sua prima Supercoppa Primavera.

Sono bastati poco meno di 150 secondi a Colidio per conquistare il Meazza. Palla sradicata a meta campo a Bouah, dribbling in velocità per accendere la ripartenza vincente, servendo Emmers in verticale e andando poi a raccogliere nel cuore dell’area il cross basso del belga sporcato da un difensore: destro potente respinto da Romagnoli, che nulla ha potuto sul successivo poi tap-in nell’area piccola. Ma il colpo d’autore Colidio l’ha riservato per la festa finale, quando ormai l’epilogo ai rigori sembrava scontato, con una rovesciata di esterno in mischia che ha regalato il lieto fine alla giornata da favola dell’attaccante argentino.

L’Inter sfata così il suo ultimo tabù, malgrado l’ottima prova della Roma, capace di pareggiare dopo 3’ con un dolce pallonetto di Marcucci da fuori area e padrona del campo nella parte centrale della prima frazione, dove Riccardi e Antonucci si sono esaltati con strappi e giocate di fino. Ma non era la giornata giusta. Il destino in qualche modo aveva deciso che doveva essere il giorno di Colidio. Con tanto di lieto fine, come nelle favole.

(V. D'Angelo)