Dalla sua prima panchina sono passati ben 12.661 giorni. All'epoca si trattava del campo polveroso del “Guido D'ippolito” di Lamezia Terme, dove Claudio Ranieri nell'estate del 1986 iniziò l'avventura da allenatore alla guida della Vigor. Un cammino subito esaltante, con la squadra prima in classifica e imbattuta. Fino alla fine di novembre, quando Ranieri decise di andarsene per una serie di attriti interni legati ad un gruppo di giocatori che "dovevano” giocare per forza. Questa volta dall'Olimpico andrà via soprattutto per una questione di cuore. "Se restassi un'altra stagione ancora ad allenare, non sarebbe una cosa giusta per la Roma. Perderemmo un anno per programmare un percorso nuovo, quello che vogliamo lanciare con i Friedkin", le sue parole a chi gli chiedeva perché non continuasse ancora. Del resto - scrive Andrea Pugliese su 'La Gazzetta Sportiva' - Ranieri ha sempre fatto così, ha ragionato più con il cuore che con la testa. "lo sono così: o sento di poter contare e decidere o vado via e lascio tutto. In passato l'ho già fatto...", ha detto ancora nei mesi scorsi. E la sua carriera è piena di successi - non solo come trofei - proprio per la sua integrità morale. Leicester è chiaramente una favola senza fine, ma poi ci sono le coppe con il Valencia, la prima Champions con il Chelsea, le promozioni e le salvezze con il Cagliari, i trionfi di Firenze e quella Serie A conservata non si sa neanche come a Parma, quando tutto sembrava già finito. Un po' come a Roma quest'anno.
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La Gazzetta dello Sport
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