(Gazzetta dello Sport - C.Zucchelli)Il «ragazzino», per dirla alla Franco Sensi, adesso si è fatto uomo. E quel ragazzo che diceva «voi non lo sapete la Roma che cos’è», adesso lo sa. Lo sa talmente bene che sta pensando di lasciarla. Ancora una volta, come spesso gli è capitato negli ultimi anni, col cuore diviso a metà. Da una parte Daniele De Rossi, quello che aveva «il rimpianto di avere una sola carriera da donare alla Roma», questa carriera vorrebbe finirla dove è nato e cresciuto. Dall’altra, deve fare i conti con una realtà che gli ha voltato le spalle. Parla di spie e calunnie, De Rossi, mentre prima parlava solo di calcio e d’amore. Recriminazioni, malumori, bugie e malintesi. È davvero finito così il rapporto tra quello che per anni è stato Capitan Futuro, oppure c’è ancora spazio per ricominciare?
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C’eravamo tanto amati. La Roma e DDR ai saluti?
(Gazzetta dello Sport – C.Zucchelli) Il «ragazzino», per dirla alla Franco Sensi, adesso si è fatto uomo.
ADIEU O BYE BYE Solo il tempo lo dirà. E il tempo sembra essere poco: la settimana prossima Leonardo vuole incontrare Sabatini, se la proposta sarà allettante, la Roma ci penserà. Daniele pure, ma con qualche remora: il Paris Saint-Germain è una super squadra e lo diventerà ancora di più, ma il tecnico, che avrebbe anche potuto trovare a Trigoria, lo convince poco. E per questo, se addio dovesse essere, meglio il Chelsea di Mourinho o il Real Madrid di Ancelotti. Il primo è una possibilità, il secondo al momento no. E la Roma che fa? Aspetta e valuta. La città, intanto, si divide. E pensa a come sia stato possibile arrivare a questo punto. 3.710 giorni fa, il 10 maggio 2003, De Rossi segnava il suo primo gol all’Olimpico. Sembrava l’inizio di una storia d’amore. Lo è stata, per almeno 5 anni. De Rossi gioca bene, vince il Mondiale, viene difeso a spada tratta dalla sua gente quando perde la ragione e si fa portavoce della romanità, anche in aperta polemica con gli arbitri: «Giocare col cuore per la Roma non me lo leverà nessuno, Rizzoli, Collina o la loro banda», tanto per fare un esempio.
GLI ANNI BUI QUI Questo era Daniele De Rossi. Questo era Daniele De Rossi prima dell’estate del 2008: l’omicidio del suocero manda in pezzi la sua vita. La curiosità diventa morbosa, il matrimonio finisce, la carriera ne risente. Iniziano le voci: «Gioca male perché non vede la figlia», «tutte le sere fa tardi e beve troppo a Campo de’ Fiori», «ha litigato con lo spogliatoio». Il sorriso, almeno in pubblico, sparisce. E anche in campo non è più quello di una volta. Piano piano però rinasce: trova un nuovo amore, sfiora lo scudetto con Ranieri, apprezza la scelta di Montella, ha tanta fiducia nella nuova proprietà americana. Luis Enrique lo conquista in un attimo, ma il suo contratto è in scadenza. Ricominciano le voci e le critiche.
L'ULTIMO RINNOVO Le offerte gli arrivano, ma Baldini e Sabatini lo convincono a restare. A suon di promesse e di milioni. Tanti, quasi 6 l’anno. De Rossi diventa il più pagato della Roma e lo sconta domenica dopo domenica. La squadra va male, lui pure. Con Zeman il feeling non scatta, i due non fanno niente per nasconderlo. Il boemo parla di scudetto, De Rossi dice che chi parla «di primi posti fa il male della Roma». Zeman va via, De Rossi resta ma è messo sotto accusa. Si dice: «Ha cacciato l’allenatore». Lui risponde: «La gente non mi ama più come prima».
IL FINALE PIU' TRISTE Esasperato nella Roma, sorridente, sereno e campione in Nazionale. De Rossi in azzurro rinasce. Potrà farlo anche nella Roma? Lui ancora ci spera. Per questo non ha chiesto la cessione. Adesso si dedica solo a Gaia, 8 anni tra qualche giorno, l’amore della sua vita. «Dopo di lei – raccontò una volta – per me c’è la Roma». Era il 2010. Sono passati tre anni. Sembra una vita.
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