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La Gazzetta dello Sport

C’eravamo tanto amati. Così Zaniolo, l’erede di Totti, si ritrova i tifosi contro

C’eravamo tanto amati. Così Zaniolo, l’erede di Totti, si ritrova i tifosi contro - immagine 1
Josè Mourinho lo ha atteso, lo ha protetto, non più di quanto fosse giusto farlo

Redazione

"A questo punto separarsi è la scelta migliore per entrambi". La ben nota formula delle storie ai titoli di coda che, non sapendo più cosa dirsi, recitano un commiato che vuole essere consolatorio ma è solo infinitamente triste, scrive Giancarlo Dotto su La Gazzetta dello Sport. Ma la cosa ancora più triste è quando i due decidono o accettano di lasciarsi, se lo dicono, più o meno brutalmente, salvo poi accorgersi che non possono farlo. Hai fatto le valigie, ma non c’è un’altra casa dove andare. Questo è, a oggi, lo stato delle cose tra Zaniolo e la Roma. Molto concreta la possibilità che i due, a furia di dirsi addio, si ritrovino a dover convivere almeno fino a giugno, con tutti i veleni del caso.

Si parla da tre anni della cessione di Zaniolo, prima alla Juventus, ora al Tottenham (sempre Paratici di mezzo?) e altri club più o meno sottesi, dal Milan al West Ham o il Leicester. Il rinnovo di contratto. L’altra estenuante tiritera. Nel frattempo, non sono solo i crociati del ragazzo a saltare, ma i suoi nervi. Sembra il ritratto di un nevrastenico.  Lo fischiano anche i suoi (ex) adoratori. Non tanto perché gioca male, ma perché avvertono la cosa meno sopportabile per un tifoso, quando il malessere del giocatore non è il riflesso del suo rapporto con la squadra, con i compagni, con un risultato che non arriva, ma è riferito a se stesso.

Josè Mourinho lo ha atteso, lo ha protetto, non più di quanto fosse giusto farlo. Ora prende atto, lui e la società. Non possono fare altro. Talento indiscutibile e testa discutibile, ma il rischio ora è che a diventare discutibile sia anche il talento del dio biondo destinato a colmare il vuoto di Totti. Sembrava l’incarnazione del nuovo eroe fatto apposta per strappare i cuori dei romanisti dal torace e metterlo sulla graticola votiva. Sembrava, ma non era.