"Io sono ancora vivo e lotto perché sono un guerriero. E, soprattutto, un calciatore di livello". Metti una domenica qualsiasi e metti che Leandro Castan decida di pubblicare la foto della sua cicatrice alla testa. Ha rimosso un cavernoma quattro anni fa e la sua vita è cambiata: il giocatore in ascesa della Roma che era pronto a prendersi il Brasile si è operato, è ripartito dal club giallorosso, poi si è allenato qualche settimana con la Samp, prima di andare a Torino, tornare a Trigoria e andare di nuovo via, a Cagliari. Prestito secco, 14 partite e la sensazione di sentirsi di nuovo lui, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport". Ecco uno stralcio delle dichiarazioni del brasiliano:
rassegna stampa
Castan: “Io, guerriero con la cicatrice e Roma nel cuore. Alisson il portiere più forte del mondo”
Parla il difensore di proprietà del club giallorosso, nell'ultima stagione in prestito al Cagliari: "In Sardegna ho capito che sono ancora un calciatore. Futuro? Non lo so, verrà qui mio padre e ci saranno un po’ di riunioni"
Perché ha deciso di pubblicare la foto della cicatrice?
«Deve essere un segno e un segnale di forza, un modo per dire: io ci sono. E anche un esempio per chi sta soffrendo adesso. Perché io sono fortunato».
Perché è guarito?
«Anche. Ho vinto la Libertadores, ho giocato in una squadra come la Roma, indossato la maglia del Brasile, ho una splendida famiglia, non mi manca niente economicamente. Ho scelto io di operarmi quando mi hanno detto che avevo un tumore perché volevo tornare a giocare. Potevo tenerlo, almeno un po’, col rischio che mi esplodesse in testa. Invece ho subito scelto l’operazione».
Ha pensato spesso di smettere?
«Solo due volte. All’inizio e dopo la partita col Verona, la prima di Spalletti. Lì sono crollato, pensavo di non riprendere più. Tornando a casa ho chiamato mio padre e gli ho detto: basta, smetto, mi manca qualcosa».
Poi Torino e Cagliari.
«A Torino ho iniziato bene poi mi sono infortunato. Il mio corpo è cambiato, lo devo ascoltare di più e infatti lavoro con due preparatori. A Cagliari, invece, ho capito che sono ancora un calciatore».
Il futuro?
«Non lo so, verrà qui mio padre e ci saranno un po’ di riunioni».
Il Brasile ha un grande portiere.
«Alisson è il più forte del mondo. Deve decidere cosa fare, ma è intelligente e sono sicuro che sia consapevole di essere già ora in una grande squadra».
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