Tutta Italia sa che se Francesco Totti avesse lasciato la Roma dieci o quindici anni fa, per trasmigrare al Milan, alla Juve, al Manchester o al Real Madrid, avrebbe vinto tutto: scudetti, Champions, Palloni d’oro quanti ne voleva. Ma non volle e restò lì, a fare la «bandiera» diceva lui, tutta la vita con la stessa maglia giallorossa, tutta la carriera in una sola squadra. Per questo - scrive Antonio Pennacchi (Premio Strega nel 2010) su "La Gazzetta dello Sport" - è stato amato per questo dai suoi tifosi: «Un capitano! C’è solo un capitano!» e invidiato – quand’anche odiato ed ingiuriato dai tifosi avversi – per l’assoluta intuizione lirica del suo stare nel campo, le magie balistiche, il controllo telepatico del pallone, estetica allo stato puro. Come lui, nessuno mai. «Figlio del dio Eupalla», avrebbe detto Gianni Brera.
rassegna stampa
Caro Totti, vieni a giocare a Latina
La provocazione di Antonio Pennacchi (Premio Strega nel 2010 con "Canale Mussolini"): "Venga a giocare a Latina e ci porti in Serie A – alla faccia pure di Lotito – e da qui all’eternità faranno i film ad Hollywood su di lei"
La favola bella, però, sembrerebbe oramai finita. Non c’è più posto adesso per Totti nella Roma. Giusto in panchina o come dirigente, ma giocare se lo sogna. (...) Dice: «Ma è una scelta tecnica». Ah, non lo so. Nei bar e dal barbiere sostengono che ci siano purtroppo anche spine rimaste in gola, antiche dal 2009. Sia come sia, a me il finale di questa splendida favola – per come si va profilando – non piace. Non si umilia così una «bandiera», specie se ancora in grado – e sembra averne tutta la voglia e le forze – di illuminare di sé i campi di calcio. Dice: «Ma ha preso un sacco di soldi, che vuole di più? Mica ha giocato gratis». Certo, ma ha dato pure tanto, e soprattutto ha rinunciato a tanto di più per poter onorare solo questa maglia. Non mi pare esagerato parlare adesso di ingratitudine.
Forza allora, signor Totti, non demorda. Tenga duro e vada avanti. Se la favola sua nella Roma è destinata a chiudersi per univoca scelta della Roma e del suo allenatore – scelta sia pure tecnica o meno – non per questo è finita la favola sua, di capitano e calciatore. Questa favola può continuare. Anzi, può finire in gloria sempre più crescente: venga a giocare a Latina e ci porti in Serie A – alla faccia pure di Lotito – e da qui all’eternità faranno i film ad Hollywood su di lei. (...) Se ha ancora voglia di sognare – e di segnare – venga qui e sogni insieme a noi. C’è il Leone alato di San Marco che già l’aspetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA