Il bello e il brutto della vita, in fondo, è che tutto passa. Si lasciano amori pur continuando ad amare, si piangono lacrime anche restando a ciglio asciutto. Di tutto questo, probabilmente, Claudio Ranieri potrebbe essere un cattedratico, perché la Roma per lui è stata madre e matrigna, visto che a indirizzare le storie sono gli uomini e non i colori delle maglie.
rassegna stampa
Carissimo nemico. La favola Ranieri, tre storie d’amore per una sola Roma
In mezzo secolo prima giocatore, poi tecnico quasi scudettato, infine "picconatore"
Le vite romaniste
Per quelli giallorossi Ranieri è stato prima un ragazzino di Testaccio pieno di sogni, poi un calciatore della prima squadra dal 1972 al 1974, quindi l’allenatore che, nel 2010, fu ad un passo dall’impresa, il quarto scudetto, quando la corazzata Roma – al comando della Serie A – dopo una straordinaria rimonta finì per incagliarsi sorprendentemente nell’iceberg chiamato Sampdoria, che riuscì ad espugnare l’Olimpico, favorendo il contro sorpasso dell’Inter di Mourinho
Idolo dei tifosi
Visto che il destino ha senso dell’umorismo, domani Ranieri vi tornerà proprio alla guida della squadra blucerchiata. Non ci saranno sgambetti tricolori da preparare, ma è inutile nascondere che, se la squadra di Fonseca non vincesse, la qualificazione alla prossima Champions League apparirebbe ancor più una chimera e, dal punto di vista economico, sarebbe ancora peggio che perdere lo scudetto. Una cosa è sicura: lo stadio vuoto gli impedirà di ricevere l’ovazione del tifo giallorosso, perché – dopo le prime due – Ranieri ha avuto anche un’altra vita romanista, avara di soddisfazioni calcistiche, ma ricca di affetto da parte della sua gente. Si snodò lo scorso anno, dopo l’esonero di Eusebio Di Francesco, quando l’esperto timoniere fu precettato per portare la squadra in Champions. Non ce la fece, ma uscì a testa alta quando – dopo aver capito che non sarebbe stato confermato - si sintonizzò perfettamente sulla lunghezza d’onda dei tifosi, furiosi per la rottura del rapporto con capitan De Rossi e per l’accantonamento di Totti, che di lì a poco se ne sarebbe andato sbattendo la porta. E a maggio, con gli ultrà che si presentarono a contestare fuori dai cancelli di Trigoria, disse chiaro: «Ragazzi, mi chiedete di restare ma io qui non resto, a decidere non è nessuno qui a Trigoria, ma dovete prendervela con testa grigia a Londra (Franco Baldini, ndr) e col fenomeno che sta in America (il presidente James Pallotta, ndr)». E poi aggiunse: «Se mi chiedessero ora di rinnovare il contratto, rifiuterei per dignità e amore della Roma». Parole durissime, che poi nella successiva conferenza allargò su Totti e De Rossi. “Io non so quanto Francesco sia felice. Daniele? Il suo addio forse non è stato gestito bene. Io lo vorrei in squadra perché so che giocatore è, che uomo è, che capitano è.». Quanto basta per allargare il cuore dei tifosi giallorossi, che lo hanno visto piangere in campo all’addio di De Rossi e lo hanno ascoltato, domenica scorsa, sfoggiare il suo elegante accento romanesco mentre incitava la Samp contro l’Inter. Proprio per questo immaginiamo che domani Ranieri avrà il cuore diviso a metà. Ma una cosa è certa: non sarà un altro sgambetto a far finire l’amore. per la Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA