rassegna stampa

Cairo: “Il calendario lo fa il virus, viene prima la salute. Ma non spingiamoci oltre il 30 giugno”

LaPresse

Il presidente del Torino: "È giusto provare a stabilire degli scenari, ma quello è un limite invalicabile: giocare oltre sarebbe sbagliato"

Redazione

Il presidente del Torino Urbano Cairo ha parlato ad Andrea Di Caro su "La Gazzetta dello Sport" del momento del calcio italiano e della possibile ripartenza del campionato. Ecco alcune dichiarazioni.

Tante le ipotesi su quando ripartire con il campionato, che idea sì è fatto?

Che il calendario purtroppo non lo decidiamo noi ma l'evolversi della situazione, la propagazione, stabilizzazione, diminuzione del virus. Oggi tutte le ipotesi rischiano di essere fittizie. In ogni caso è giusto provare a stabilire degli scenari ma la voglia di concludere la stagione non può in ogni caso spingerci troppo oltre con le date.

Troppo oltre quanto?

Ritengo che il 30 giugno sia un limite invalicabile oltre il quale giocare sarebbe sbagliato. Stiamo vivendo sulla nostra pelle e senza colpa la rovina di questa stagione, ma non rischiamo di rovinare anche la prossima. Perché quella sì, sarebbe una responsabilità nostra. Abbiamo spostato gli Europei, ci sarà una stagione congestionata dai calendari. Dobbiamo stare attenti. Dovrà essere una stagione di ripartenza sotto tanti punti di vista e non dobbiamo rischiare di rovinarla.

Alcune settimane fa lei è stato duro sulla necessita di prendere decisioni draconiane. Come giudica oggi percorso e scelte del governo?

All'inizio c'è stata forse un po di sottovalutazione. Vale per l'Italia come per tutti i Paesi. Si pensa che il problema sia più altrui che proprio. È successo a noi pensando alla Cina e lo stesso errore lo hanno fatto Spagna, Francia, Inghilterra, Stati Uniti pensando che il virus fosse un problema solo italiano. Le cose sono cambiate velocemente prima per noi e poi per gli altri. Dopo aver recuperato con scelte più decise ora si deve cominciare a immaginare come uscire da questa situazione per consentire all'Italia di ripartire. Magari stabilendo anche per categorie di età chi può inizialmente stare fuori maggiormente e riprendere a lavorare perché non corre rischi e chi invece dovrà tornare gradualmente alla vita normale. Un trentenne è di verso da un sessantenne, una donna da un uomo