(Gazzetta dello Sport - F.Ceniti) Lavoro, piscina e tante telefonate.Il giorno dopo di Nicola Rizzoli è trascorso in questo modo, spiegando e ascoltando i consigli di chi gli ha dato fiducia ai massimi livelli internazionali (Pierluigi Collina e Massimo Busacca, designatori Uefa e Fifa), mentre con i vertici italiani (Braschi e Nicchi) aveva già parlato domenica sera. Un lunedì particolare per l’arbitro che ci rappresenterà al Mondiale: anche nel chiuso del suo studio di architetto oppure durante le vasche percorse per un allenamento elimina-tossine, era difficile mettere da parte quanto accaduto in Sassuolo-Roma: il rigore dato su consiglio dell’addizionale Peruzzo e poi revocato, gli oltre 4’ trascorsi prima di far riprendere il gioco e soprattutto la scelta di far entrare nella decisione finale l’attaccante Nicola Sansone con un «interrogatorio» anomalo: «Dimmi la verità, hai subito fallo da Benatia?».
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Busacca e Collina, consigli a Rizzoli “Ok l’errore evitato, no Sansone e i 4’”
(Gazzetta dello Sport – F.Ceniti) Lavoro, piscina e tante telefonate.
Il calciatore onesto («Mi ha toccato sul petto, poi sono scivolato») ha contribuito a ripristinare la verità (concedere il penalty sarebbe stato un grave errore), ma il percorso scelto da Rizzoli è stato un esperimento troppo ardito per avere l’approvazione dei grandi capi. Per carità, l’intenzione di Rizzoli non era quella di abdicare alle responsabilità che il ruolo comporta, semmai essere più trasparente possibile, di spiegare e cercare il dialogo (tanto invocato dalla critica) senza far calare dall’alto il ribaltone. Tutto lodevole, ma modi sbagliati.
CONSIGLI E PARAGONI Certo, Collina, Busacca e anche Braschi hanno apprezzato il fatto che la retromarcia sia servita a evitare un rigore farlocco. Detto questo, hanno rimarcato un passaggio: troppi minuti trascorsi. Una volta deciso di non dare il rigore, Rizzoli doveva evitare di coinvolgere Sansone. Bastava far capire a tutti un concetto semplice: si tornava in dietro perché era sbagliata la prima scelta. In generale i vertici arbitrali considerano importante la collaborazione dei giocatori quando è spontanea. Tanto per intenderci: da non imitare il comportamento dell’inglese Andre Marriner che non ha accettato la confessione di Alex Oxlade-Chamberlain («Ho preso io la palla con mano, non Gibbs. Tocca a me essere espulso») in Chelsea-Arsenal nella convinzione che l’arbitro debba portare avanti la propria scelta anche a costo di sbagliare. Rizzoli ha capito la lezione: non si finisce mai d’imparare.
L’unico rammarico dell’arbitro bolognese, confidato agli amici come le telefonate avute, è sull’attimo fatale: «Ero impallato nel momento del contatto». Ecco perché Peruzzo (con il senno di poi si può dire che quella designazione si poteva evitare) ha avuto via libera nel chiamare il rigore. Una svista, ma non per questo si deve mettere in discussione l’utilità (enorme) degli addizionali. Per informazioni chiedere a Orsato: in Napoli-Juve in due situazioni complicate in area (Higuain e Vidal) è stato prezioso l’aiuto di Bergonzi.
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