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Una settimana fa al "Basement", il salotto web più popolare di questa epoca, di fronte a un conduttore che sottopelle ha lo stesso apparecchio salvavita, Edoardo Bove si è aperto come mai prima: "Ho paura di scoprire chi sono senza il calcio...", diceva trattenendo a fatica l'emozione. Bove, a qualunque costo, cerca di esistere ancora "con" il calcio. Da Careggi, l'istituto fiorentino in cui è stato trasportato d'urgenza e che lo ha curato per 12 giorni fino all'impianto del defibrillatore sottocutaneo, si è spostato giovedì all'ospedale Torrette di Ancona, altro centro d'eccellenza italiano, scrive Filippo Conticello su La Gazzetta dello Sport. Sarà dimesso stamattina dopo "accertamenti cardiologici approfonditi di tipo elettrofisiologico",come si legge nel comunicato della Fiorentina. I medici e lo stesso Bove vogliono capire se e quanto ci sia stata una predisposizione genetica nella cardiopatia aritmogena. Più che la prospettiva di togliere il defibrillatore sotto pelle e ottenere un'improbabile idoneità italiana, l'obiettivo è tenere accesa la fiammella sui campionati esteri, lì dove vigono regolamenti differenti. Tra allenamenti al Viola Park da membro dello staff, ritiri e partite viste accanto a Palladino, Edo vuole solo restare se stesso, con un pallone vicino.
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