rassegna stampa

Borsino Roma: prende quota Smalling

Gli acquisti giallorossi tra luci e ombre: Mkhitaryan e Veretout cercano la forma migliore

Redazione

La prova dei nove. O forse dieci, perché quello che manca – il turco Cetin – dicono tutti a Trigoria che potrebbe essere una delle più belle sorprese della stagione giallorossa. Ma dopo la sconfitta interna con l’Atalanta, è logico che la cartina di tornasole delle ambizioni della Roma siano legate ai volti nuovi che hanno illuminato l’ultima campagna acquisti, piuttosto che alle promesse che devono sbocciare. Avvertenza: dopo 6 partite stagionali sarebbe sciocco parlare di promozioni e bocciature, ma il rosario delle promesse estive ha delle altimetrie da segnalare su tutti gli arrivi: Lopez, Spinazzola, Zappacosta, Mancini, Smalling, Veretout, Diawara, Mkhitaryan e Kalinic.

Cominciamo dal portiere, cioè quel Lopez che è subito diventato l’estremo difensore più pagato della storia della Roma. In tre giorni è passato da eroe a Bologna a corresponsabile del flop con l’Atalanta, per l’uscita errata che ha favorito il raddoppio, scrive Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Chi invece è difficile da giudicare è Spinazzola. I due stop muscolari già avuti hanno logicamente limitato il suo impiego. Discorso assai simile per Zappacosta, che sarebbe stato chiamato ad essere protagonista nel derby quando un infortunio al polpaccio lo ha tolto di scena. Chi sta scoprendo un mondo nuovo è Mancini. Qualche errore c’è stato, però i segnali di crescita si notano. Chi invece alla prima uscita è subito piaciuto è stato Smalling.

Veretout è stato uno di quelli vittima della sindrome Dottor Jeckyll-Mr. Hyde. A Bologna è stato tra i migliori in campo, contro l’Atalanta uno dei peggiori. Poco impiego e molta fiducia, invece, è ciò che ruota intorno a Diawara. Mkhitaryan stato il gioiello del mercato giallorosso, perciò sorprende come – dopo l’eccellente esordio col Sassuolo – abbia giocato solo una volta da titolare. A raccontare Kalinic è stato lo stesso Fonseca: "È ancora indietro come forma". Vero. Per questo nelle occasioni in cui è subentrato ha fatto poco.