La Gazzetta dello Sport

Borja, Perez e gli altri: patto del gol

LaPresse

L’attacco della Roma è il peggiore nelle ultime 10 giornate, urge una svolta

Redazione

A caccia di gol. Perché poi, a conti fatti, senza di quelli le partite non si vincono, c’è poco da fare. E hai voglia a dire che i campionati si conquistano soprattutto con le difese, se poi l’attacco non gira è un bel guaio per tutti, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.  E i problemi della Roma negli ultimi due mesi sono legati anche alla sterilità dei propri alfieri offensivi. Così tanto che nelle ultime dieci giornate di campionato nessuno ha fatto peggio dei giallorossi: appena 9 gol segnati, una miseria, considerando che al top ci sono Atalanta e Napoli con 24, ma che meglio dei giallorossi hanno fatto anche il Benevento con 10 o l’Udinese con 11, ma anche i fanalini di coda Parma e Crotone (rispettivamente 19 e 15 reti, prima del pirotecnico 3-4 di ieri dei calabresi in casa degli emiliani). Ecco, una delle chiavi di lettura del tracollo della Roma è anche questa. L’attacco non gira, le punte hanno le polveri bagnate. E i gol non arrivano. E senza gol, appunto, le partite non si vincono. E i punti scarseggiano...

A Cagliari Fonseca si augura di invertire questa tendenza. Anche perché lì davanti l’allenatore portoghese ha bisogno che tutti trovino presto la forma migliore, per provare a mettere paura al Manchester United nella doppia semifinale di Europa League. Oggi pomeriggio a guidare l’attacco ci sarà Borja Mayoral, che forse è quello meno colpevole di tutti, visto che da lui ci si attendeva anche meno e – invece – lo spagnolo ha portato in dote ben 15 reti (8 in campionato, 7 in Europa League, dove è anche il capocannoniere della competizione).

Ma poi ci sono tutti gli altri, che di certo non hanno brillato, anzi. Mkhitaryan fatica a ritrovare quella brillantezza e quella efficacia che – prima dell’infortunio subito all’Olimpico con lo Shakhtar Donetsk – ne avevano fatto il giocatore più decisivo dell’organico giallorosso.  Detto di Pellegrini che è un po’ borderline (ballando tra centrocampo e la trequarti), alle spalle della punta centrale c’è infine anche la situazione di Carles Perez, uno che si è oramai rassegnato al ruolo di rincalzo e non sembra riuscire a cambiare l’inerzia della situazione. Il che a volte lo porta a fare delle cose buone, molte di più a perdersi dietro l’idea di dover per forza dimostrare qualcosa in più all’allenatore.