A Napoli ci ha giocato e allenato, passandoci oltre dieci anni della vita. A Roma invece si è fermato solo due stagioni. E seppur in entrambi le città abbia vissuto qualche piccolo problema, Ottavio Bianchi ha vinto sia all’ombra del Vesuvio, sia nella Capitale. Con il Napoli uno scudetto, una Coppa Italia e una Coppa Uefa, con i giallorossi «solo» una Coppa Italia.
La Gazzetta dello Sport
Bianchi: “Il Napoli è perfetto ma Mourinho sa sfruttare al meglio i punti deboli”
Roma-Napoli è anche la sua partita. Un ricordo speciale?"Una partita di quando giocavo. Già all’epoca era una sfida caldissima, in panchina c’era Pesaola e il presidente Fiore prima del match regalò a tutti una medaglia d’oro, con il ciuccio che calciava due palloni nella porta della Roma. E vincemmo proprio 2-0, con gol di Braca e Sivori (era il campionato 1966-67, ndr )" dice l'ex tecnico intervistato da Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport.
Domenica chi vince?"Difficile dirlo. Questo Napoli è la squadra per eccellenza in Italia, basta vedere le partite con Ajax e Liverpool. Sta facendo bene in ogni senso: gioco, collettivo, individualità. Sprigiona entusiasmo, mi sembra non abbia difetti o punti deboli: tanti sbocchi offensivi e solidità difensiva. In più non vedo giocatori tristi, neanche in panchina, chi entra anche solo per 15 minuti dà tutto. E nell’epoca dei cinque cambi questo fa la differenza".
E questa Roma la convince? "Con un personaggio carismatico come Mourinho l’ambiente si è trasformato ed è carico. La Roma fa di necessità virtù, ha un gioco speculativo che in questo momento produce. Ma come bellezza mi sembra non ci sia paragone. Il calcio però spesso va oltre, si sa. Soprattutto in una partita singola".
Cosa deve fare Mou per fermare la cavalcata azzurra? "Questo lo sa solo lui, che è chi deve analizzare la macchina per vincere il gran premio. Lui sa chi sta bene o se sarà meglio giocare di rimessa o pressare alti".
Per la Roma più grave l’assenza di Dybala o di Wijnaldum? "Due perdite pesanti, ma io scelgo sempre Dybala. In Argentina me ne parlavano già quando era ancora in Serie B. A me sono piaciuti sempre i giocatori virtuosi, che sanno giocare al calcio. Basti pensare a Sivori o al più grande di tutti".
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