(Gazzetta dello Sport – M.Iara) Il capo del Coni che, per l'ennesima volta, lo attacca, otto club che gli chiedono di farsi da parte,
rassegna stampa
Beretta «Se mollo ora la Lega rischia il commissario»
(Gazzetta dello Sport – M.Iara) Il capo del Coni che, per l’ennesima volta, lo attacca, otto club che gli chiedono di farsi da parte,
le polemiche appena archiviate sul calcio-spezzatino e il maltempo, una Serie A litigiosa e quasi impotente di fronte al gap con la concorrenza europea. È una poltrona che scotta quella di Maurizio Beretta, presidente della Lega. Il 2 marzo l'assemblea chiesta dai «ribelli» discuterà sul suo mandato: sarà trascorso un anno da quando Beretta diventò responsabile della comunicazione di UniCredit e annunciò l'intenzione di dimettersi. Presidente, ratificherà le sue dimissioni? «La situazione è da tempo sotto gli occhi di tutti, io sono molto sereno. Sarei contento di lasciare la Lega anche domattina passando il testimone a un nuovo presidente. Credo che lo sforzo maggiore debba essere fatto per costruire un consenso attorno al mio successore. Se non c'è una soluzione, le alternative sono due: o proseguo per i pochi mesi che restano alla fine del mandato, oppure lascio la Lega in un vuoto gestionale con tutti i rischi connessi, commissariamento compreso. Mi sembra giusto che su queste opzioni decida l'assemblea». Ci sono diversi club che le chiedono comunque di mollare. «Ma a quel punto farei un torto alla maggioranza». Inter, Palermo, Cagliari, Siena, Bologna, Lecce, Novara e Cesena, nella loro lettera, sollevano la questione del doppio incarico. «Premetto che sono stato io per primo a porre la questione rimettendomi all'assemblea, che è in grado di prendere tutte le decisioni. Mi sento di dire, comunque, che la Lega nel suo complesso ha lavorato molto bene anche in questi mesi, nei quali sono stati conseguiti risultati molto importanti». Le crea disagio il fatto che sia contemporaneamente presidente della Lega e funzionario di una banca, UniCredit, molto vicina al calcio? «Non c'è nulla della mia attività in banca che abbia a che fare con le vicende della Lega». Nell'intervista di venerdì alla Gazzetta, Gianni Petrucci ha detto che la situazione della Lega di A è diventata insopportabile. «Tutti dovremmo sforzarci di capire che la legge Melandri è stata una rivoluzione copernicana e ha cambiato il dna della Lega di A. Non siamo più solo un'associazione sportiva ma anche un soggetto dalle enormi responsabilità economiche, visto che gestiamo la vendita collettiva dei diritti tv: un miliardo di euro all'anno, il 70% delle risorse del calcio italiano. Considerata la posta in gioco, in assemblea gli irrigidimenti sono fisiologici». Però anche in Premier e Bundesliga la vendita è collettiva e non ci risulta che anche lì si sia finiti in tribunale per i bacini d'utenza... I competitor hanno più a cuore il bene collettivo. «In quelle realtà c'è una prassi consolidata da anni, noi siamo solo alla seconda stagione. E poi i proventi televisivi pesano per il 30-40%, in Italia invece sono fondamentali, vista l'annosa questione degli stadi e del merchandising». Non è proprio dalla mancata diversificazione dei ricavi che si evince la miopia dei club italiani? Negli ultimi 12 anni la A ha ricevuto 8 miliardi dalle tv ma ne ha spesi 12 in stipendi. «Bisognava reggere la competizione internazionale senza avere introiti extra-tv adeguati: un circolo vizioso. Per questo stiamo combattendo da anni per una normativa che consenta alle società di avere stadi di proprietà e di proteggere meglio i loro marchi». La Lega ha fatto tutto il possibile nella sua attività di «lobbying» per il varo della legge sugli stadi? Forse sarebbe servita un po' di accortezza sulla questione dei vincoli. «È stato fatto il massimo. Quanto ai vincoli nessuno li ha mai messi in discussione, stiamo solo discutendo di come esaminarli dentro procedure certe. Il ministro Gnudi sta affrontando seriamente la questione: si rende conto delle potenzialità della legge non solo per il calcio». Per molti il punto di debolezza della Lega rispetto ai modelli europei di riferimento sta nella governance. Oggi tutto passa dall'assemblea e manca una visione prospettica. «È un tema fondamentale. Il presidente di Lega non ha poteri, stanno tutti nelle mani dell'assemblea. Ma è utopistico pensare di cambiare qualcosa se prima non si trova un accordo sulla divisione degli introiti tv del triennio 2012-15. Comunque, abbiamo fatto lo stesso molte cose». Quali? «La separazione dalla Serie B; la prima applicazione della Melandri; il rinnovo della sponsorizzazione con Nike mentre quello con Tim è in dirittura d'arrivo; la firma di un contratto collettivo fortemente innovativo; la vendita dei diritti tv 2012-15 con un ulteriore incremento delle entrate a dispetto della crisi; la piattaforma per il nuovo accordo promo-pubblicitario con l'Aic. La Lega ha fatto uno straordinario lavoro e sta funzionando nel pieno dei suoi poteri: in questa stagione abbiamo tenuto 10 assemblee con 38 delibere». E sulle scommesse? «Abbiamo definito con le leghe europee un codice di comportamento. Chiediamo di inasprire le sanzioni e vietare quelle tipologie di gioco online difficili da controllare». Petrucci ha posto l'altolà sulla responsabilità oggettiva. «Non cerchiamo scorciatoie ma sia chiaro che la Lega e le sue società sono la vera parte lesa in vicende come il calcioscommesse. La responsabilità oggettiva non deve essere un totem». C'è chi le contesta l'eccessivo feeling con Lotito mettendo in dubbio il suo ruolo super-partes. «Lui è un personaggio che ha una forte spinta innovativa. Detto questo, io ho sempre attuato le delibere dell'assemblea seguendo le indicazioni della maggioranza». Petrucci dice che non rispettate le regole avendo fatto partecipare Lotito a un'assemblea nonostante il nuovo codice etico del Coni. «Le norme le abbiamo sempre applicate. Abbiamo ricevuto comunicazione del provvedimento nei confronti di Lotito solo tre giorni dopo l'assemblea del 10. In quell'occasione vi ha partecipato come consigliere federale, senza diritto di voto, tant'è che la Lazio ha delegato un'altra società». Quindi il 2 marzo Lotito non ci sarà? «Applicheremo le regole. Ma, quanto alla sospensione dagli incarichi sociali, cosa che riguarda anche altri dirigenti, continuiamo a ritenere ingiusta la norma perché l'assemblea decide su questioni economiche vitali per i club. Bisognerebbe aspettare i tre gradi di giudizio». Il Coni si è lamentato per essere rimasto escluso dalla trattativa sulla mutualità. «Le altre leghe e la Figc si sono impegnate a garantire eventuali richieste che dovessero venire, ad esempio, dal Coni. La Melandri ci indica di destinare il 10% alla mutualità, per la A il tetto non cambia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA