rassegna stampa

Benatia: «Via da Roma solo per fare cassa». Pallotta: «Bugiardo!»

Il presidente della Roma si riferisce alla notte tra il 21 e il 22 luglio, la chiacchierata a tavola con Benatia, nella quale il numero uno giallorosso chiese, tra l’altro, unità d’intenti per lo scudetto.

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Raccontano che James Pallotta sia un ottimo giocatore di basket, oltre che un appassionato. Raccontano pure di averlo visto all’opera sotto canestro, con grande disinvoltura, nei campi della sua tenuta di Boston. Nessuno, però, l’aveva mai prodursi in un contropiede — o transizione, meglio per un cestista — come quello nei confronti di Mehdi Benatia e della Roma tutta ieri pomeriggio. «È un bugiardo e un avvelenatore di spogliatoio», ha scritto il presidente di suo pugno, colpendo diretto l’avversario e prendendo alla sprovvista — ecco il contropiede — anche chi a Trigoria aveva organizzato una replica a Benatia per giovedì da parte del d.s. Walter Sabatini. 

L'ACCORDO DEL RISTORANTE  Pallotta non ce l’ha fatta più, ecco il punto. Ha letto e riletto l’intervista di Benatia a «Kicker», gli sono passate sotto il naso anche le parole del marocchino — di prossima pubblicazione — a «L’Equipe» e ha voluto replicare a tutti i costi. «Sabatini mi disse che il club voleva tenermi — ha raccontato il difensore ora al Bayern —, ma anche che aveva anche bisogno di far cassa, quindi doveva vendermi. E questo mi ha fatto arrabbiare, perché io volevo restare. Mi cercavano City, Chelsea, Barcellona e Real Madrid. Ma quando è arrivato il Bayern ho capito che non potevo lasciarmi scappare questa opportunità».

E neppure Pallotta poteva lasciarsi scappare l’opportunità di rispondere. «Benatia continua a costruire il proprio castello di invenzioni negli ultimi due mesi — le parole dagli Usa —. A luglio, a Boston, avevamo raggiunto un accordo verbale che prevedeva un aumento salariale». Pallotta si riferisce alla notte tra il 21 e il 22 luglio, la chiacchierata a tavola con Benatia, nella quale il presidente chiese, tra l’altro, unità d’intenti per lo scudetto. 

RETROSCENA COMPAGNI  Quella sera di fatto Benatia tornò ad essere un giocatore della Roma, anche agli occhi dei compagni. Qualche giorno più tardi, avversario il Manchester United, arrivò anche la fascia di capitano di Garcia. «Mi disse di essere molto felice di rimanere — ancora Pallotta —. Nel corso del mese successivo ha però mentito, oltre che a me, sia a Garcia che ai suoi compagni: è inaccettabile. Così a Sabatini ho detto che stava avvelenando lo spogliatoio e che lo volevo fuori: sia Rudi che Walter hanno concordato con me. Non è stata una questione di denaro, è stata una questione di personalità nel nostro spogliatoio». E qui c’è il retroscena della rottura di Benatia coi compagni più influenti, al rientro dal ritiro in Austria. Infortunatosi Javi Martinez nel Bayern, il marocchino ha nuovamente captato possibilità di cessione. A Trigoria in molti lo hanno visto nuovamente cambiare atteggiamento e a quel punto il muro alzato a difesa del compagno è venuto meno. Il resto l’ha fatto il rifiuto del rinnovo — quasi 3 milioni bonus compresi — e l’offerta del Bayern, che sarà avversario della Roma all’Olimpico il 21 ottobre. «E non sarà come in allenamento, quando non potevo essere troppo aggressivo con Totti», ha detto Benatia. Frase che, a rileggere le frizioni con lo spogliatoio, a Trigoria non è passata inosservata.